Cosa sono state le Witch

Articolo da Fumettologica

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    In onore del ventesimo di Witch sono state scritte delle parole bellissime un po' ovunque, parole che ho invano cercato di unire tutte in un topic. Inseriró anche questo link, alla fine, ma quest'articolo é cosí completo e cosí importante che mi dispiaceva non dargli un topic tutto suo, evidenziando i punti chiave.

    COSA SONO STATE LE WITCH



    Potremmo discuterne per giorni, mesi, anni... e in qualche modo lo abbiamo fatto, come testimonia la sezione che ho appena riaperto e che include quasi cinquanta topic. Eppure Fumettologica riesce ad aggiungere cose che non sapevamo: vediamole insieme.

    Sulle difficoltá con Disney:
    CITAZIONE
    I dirigenti imposero di ricondurre i personaggi entro confini disneyani, tanto da obbligare Barbucci a disegnare i personaggi con il naso a tartufo, come quello di Topolino: «Erano inguardabili. È difficile lavorare quando qualcuno non ha i tuoi stessi riferimenti o la tua stessa cultura visiva, è come parlare due lingue diverse». Anche gli occhi dei personaggi davano fastidio ai piani alti, perché troppo reminiscenti dello stile manga. Era un’obiezione paradossale: uno degli elementi che contraddistinguono il design Disney è proprio la forma esagerata degli occhi. Allora Gnone pensò a una provocazione. «Dissi ad Alessandro di disegnare delle schedine di personaggi, da una parte il personaggio intero, dall’altra parte i suoi occhi. Feci fare Mulan, Jasmine, la Sirenetta, una o due eroine dei fumetti americani e poi una delle W.I.T.C.H.. Distribuii queste schede mostrando solo gli occhi e chiesi, a chi protestava, di individuare gli occhi “manga”. Mi pare scelsero la Sirenetta.»

    Quella riunione non finì a sorrisi. I superiori della direttrice la presero male, indispettiti dal suo atteggiamento indisciplinato. «Poi allora mi fecero scegliere, o gli occhi “manga” o la colorazione artistica. Perché una cosa escludesse l’altra era difficile capirlo. Non venivano date spiegazioni, erano “no” e basta. Si può essere anche molto critici ma proattivi, loro volevano soltanto demolire. Invece di essere un progetto comune animato dallo spirito di squadra diventò una cosa molto faticosa.» A un certo punto pensarono di rivendere il progetto a terzi, perché, afferma Canepa, «non era stato comprato, ancora, e nessuno ci aveva pagato».

    Sui piani per l'invasione Witch:
    CITAZIONE
    Uscito nel 2004 e durato soltanto due stagioni, il cartone delle W.I.T.C.H. sarebbe dovuto essere uno dei tasselli che avrebbero ampliato l’eco del franchise. «Stiamo costruendo un impero multimediale che includerà libri, cartoni animati tv, un lungometraggio per le sale, giocattoli, vestiti e oggettistica» annunciava all’epoca Deborah Dugan, presidente della Disney Publishing Worldwide. W.I.T.C.H. era finito sul Washington Post, c’era perfino una collezione di vestiti firmata Oviesse. Sembrava che le cinque streghe fossero sul punto di raggiungere massa critica ed esplodere come una supernova. Finché non arrivò Iginio Straffi.

    Sull'arrivo di Winx:
    CITAZIONE
    Nel 2005, La Stampa riportava che i prodotti Winx Club avevano raccolto 200 milioni di euro, di cui 40 solo in Italia, dove una bambola su tre portava il logo delle fate. C’era lo zaino delle Winx, il quaderno delle Winx, lo spettacolo teatrale delle Winx, il fumetto delle Winx. Qualcuno stava facendo la Disney meglio della Disney.

    Invece che contrastare il nemico con la potenza di fuoco di cui disponeva, inondando il mercato di prodotti W.I.T.C.H., Disney perse il polso della situazione. Erano tutti spaesati. Un giorno, Umberto Virri, presidente di Walt Disney Company Italia, telefonò a Gnone dicendole «Ma Elisabetta, perché hai inventato le Winx che ci vengono contro?» (Gnone non aveva avuto niente a che fare con le Winx).

    «Eravamo molti arrabbiati» riconosce De Poli. «All’epoca mi capitò di andare a Glendale per una settimana di team building. Le pareti erano tappezzate dai bozzetti delle Principesse Disney e io non mi spiegavo perché avessero tutto quello spazio rispetto a W.I.T.C.H.. Continuavo a dire “Non potete non capire che è un marchio fortissimo”. Vivevano le W.I.T.C.H. come una cosa che non era loro».

    Sul futuro di Witch:
    CITAZIONE
    «Ci sarebbero stati i modi per mantenere vivo il franchise, e questa fu una delle grandi litigate che feci con l’editore, sul fatto di farle crescere e di darle una seconda generazione, per seguire i lettori nella crescita e conquistarne di altri.» L’idea era di riportare in scena il gruppo ma allo stesso tempo aprire la strada a una nuova generazione di eroine. De Poli si scontrò con i suoi superiori, che non volevano sentir parlare di personaggi cresciuti.

    Sulla paternitá di Barbucci e Canepa:
    CITAZIONE
    Quando Barbucci e Canepa ne parlano, si percepisce l’infelicità che strappava la membrana di quei giorni. La paura dei due, al di là dei meriti patrimoniali sull’opera, era quella di venire cancellati dalla Storia del loro fumetto o di precludersi progetti futuri. Mentre Gnone, grazie alla nomea di creatrice, fu contattata da Piemme per scrivere un libro fantasy che si sarebbe trasformato nella popolare serie per ragazzi Fairy Oak, Barbucci ricorda che, quando fu organizzata una mostra su W.I.T.C.H., i curatori evitarono di esporre i suoi originali o di nominarlo nei testi. «C’erano solo le tavole delle persone a cui avevo insegnato a disegnare.»

    In questa narrazione, il ruolo di Barbucci e Canepa si riduceva a quello di esecutori di volontà altrui. Era una questione di soldi, ma anche di principio. Per fortuna, la piega degli eventi avrebbe dissipato questa versione. Nonostante a oggi su ogni pubblicazione italiana del fumetto una scritta nel colophon avvisi i lettori che W.I.T.C.H. è una “serie creata da Elisabetta Gnone”, Barbucci e Canepa sono informalmente riconosciuti da tutti come la forza propulsiva del progetto.
     
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