Parità dei sessi

-off topic da "Reboot al femminile"-

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    EDIT: per dare a questo spunto interessante uno spazio tutto suo (e per non soffocare l'altro topic) ho spostato questi due interventi in una discussione separata.

    CITAZIONE (MyMuse @ 29/5/2020, 20:50) 
    Riguardo alla questione del reboot, che io sappia il pirata per antonomasia è maschio. Nella storia non si è mai sentito parlare di piratesse. È più reale che sia un maschio ad essere un pirata perchè le ragazze non si metterebbero mai ad impugnare una spada per ferire altre persone oppure avventurarsi per mare a caccia di tesori in luoghi spettrali e loschi. Insomma, non è la vita che farebbe una ragazza. Non è verosimile come storia.

    Capisco che in questo modo io stia nutrendo la fiamma dello stereotipo sulla donna secondo cui la donna è un essere fragile da proteggere e che non ama le cose rozze e brutali.

    Vedo comunque che oggi si tende molto a miticizzare agli estremi il concetto di femminismo, con tutte queste storie di donne che subiscono violenze. Si sta cercando di dare maggiore risalto alla figura femminile e dimostrare che anche una donna può fare ciò che può fare un uomo. In questo caso, però, mi pare una grossa forzatura.
    Qualche raro caso di donna pirata lo trovo un tentativo apprezzabile e degno di rispetto per un regista ed un autore, ma quando si tratta di un'intera ciurma è una cosa che va oltre ogni immaginazione. È come se si stessero invertendo i ruoli: ad esempio la donna che si comporta da padre e l'uomo che si comporta da madre. No, non riesco a concepirlo.
    Sarò io ad essere limitata mentalmente, ma un conto è l'eccezione e un conto è quando l'eccezione diventa una cosa ordinaria. In conclusione: si, sarei felice se ci fosse una piratessa, un capitano donna a guidare una nave, ma non un'intera ciurma.


    EDIT: Mi piacerebbe proprio vedere una donna capitano che si deve destreggiare in mezzo ad una ciurma di maschi e a non farsi mettere i piedi in testa, a dover prendere importanti decisioni, assumersi dei rischi ed avere coraggio :)

    MyMuse, mi permetto di andare un attimo OT per rispondere a questo tuo messaggio.

    Innanzitutto mi dispiace deluderti ma le donne pirata esistono eccome. Storicamente non solo talvolta si vestivano da uomo per evitare guai ma ce ne furono parecchie, come Anne Bonny e Mary Read, che non si nascondevano affatto ed erano considerate al pari degli uomini. Inoltre proprio un personaggio di Pirati dei Caraibi, la piratessa cinese tra i nove Pirati Nobili, è ispirata a una donna realmente esistita, Ching Shih.

    Piratesse a parte la storia è piena di donne che furono non solo guerriere ma anche condottieri. Boudicca, ad esempio, guidò la rivolta inglese contro i Romani. Giovanna d'Arco guidò i Francesi contro gli Inglesi. E quante regine ha visto l'Europa nei secoli? Vedi da te che di donne forti, decise e combattive è piena la storia. E dopotutto non lo sono anche le Winx?

    Quando dici "oggi si tende molto a miticizzare agli estremi il concetto di femminismo, con tutte queste storie di donne che subiscono violenze" esattamente cosa intendi dire? E quando dici "la donna che si comporta da parte e l'uomo che si comporta da madre"? Aiutami a capire quali sono i ruoli di una madre e di un padre perché ho un po' di difficoltà ad interpretare questa frase.

    Per quanto riguarda il tuo edit sembra quasi che tu stia suggerendo che le donne non siano in grado né di farsi mettere i piedi in testa né di prendere importanti decisioni o assumersi dei rischi e avere coraggio. Certo che avere una così infima opinione del proprio sesso dev'essere veramente brutto...


    Edited by iku88 - 31/5/2020, 09:27
     
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  2. MyMuse
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    Ciao Iku, scrivo anche io in versione spoiler per non andare Off Topic

    Allora, circa la questione delle donne piratesse nella storia, ammetto che non mi sono informata bene. In tutta la mia vita non ho mai sentito parlare di piratesse, ho sempre saputo che i pirati fossero maschi. Per questo chiedo venia, dovevo informarmi meglio. Si, nella storia ci sono state un sacco di donne regine, ma come tu saprai la regina Elisabetta I ha dovuto rinunciare al suo essere donna per ricoprire la figura di regina, il suo ruolo non è paragonabile a quello dell'attuale regina Elisabetta.

    Riguardo alla questione dei ruoli padre/madre intendevo dire che a mio parere una mamma ha una conformazione fisica che le permette di accudire un figlio piccolo (dargli il latte ecc) e che nei primi mesi di vita deve stargli accanto, ecco perchè esiste la maternità! Tale ruolo di mamma un padre potrebbe si ricoprirlo, ma non è la stessa cosa. Poi ci sta che un padre sia in grado di accudire un figlio,anzi, anche meglio di una madre e con molto più amore di una madre.

    Riguardo alla questione della donna che sappia destreggiarsi in una ciurma di maschi, mi dispiace che tu l'abbia presa come una forma di sfiducia verso il proprio sesso. Il mio modesto parere è che una donna fa molta più fatica a destreggiarsi tra i maschi e a vivere certe esperienze. Lo dico per esperienze personali, ma ciò non vuol dire che una donna non ci possa riuscire. Anzi, ti posso dire che esistono anche un sacco di donne militari, poliziotti, carabinieri, pugili ecc ed io le ammiro molto.

    Riguardo al tema dell'estremizzazione del femminismo, intendevo dire che oggi si parla tanto di parità dei sessi, ma a volte capita che sia il contrario,cioè che alcune donne possano credere di sentirsi addirittura migliori degli uomini e che certe esperienze gli uomini non le abbiano mai vissute o si esclude che possano viverle.Se questa è parità dei sessi, beh non è proprio così.


    Edited by MyMuse - 30/5/2020, 16:55
     
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    Ok, speravo che qualcuno si facesse avanti per non rendere questo topic un confronto a due ma immagino si tratti di argomenti un po’ impegnativi quindi non mi dispiace tornare ancora una volta a dire la mia.

    Rispondere ai tuoi messaggi (incluso l’MP che mi hai mandato qualche giorno fa) non è facilissimo, non sei sempre coerente e temo che il mio punto di vista sia moooolto diverso dal tuo.

    Innanzitutto naturalmente è scientifico, una donna può allattare un neonato e un uomo no, ma esistono delle alternative al latte materno (sul cui uso ci sono molte controversie su cui non voglio entrare in merito) e francamente conosco parecchi uomini più predisposti ad essere genitori di tante mie amiche che invece non vorrebbero affatto esserlo. E’ ora di smetterla con questa storia che le donne debbano essere per forza madri e che viceversa gli uomini siano genitori solo alla domenica o per sostituire la donna. Un padre è genitore tanto quanto la madre.

    Continuo a non capire cosa intendi quando dici “la donna che si comporta da padre e l'uomo che si comporta da madre” perché ai miei occhi non esiste un modo di comportarsi “da padre” e un modo di comportarsi “da madre”. Io con mia madre parlavo molto di più che con mio padre ma lui era molto più affettuoso di lei, lei era più severa e a lui piaceva cucinare… è ora di rendersi conto che gli stereotipi con i quale cercano di crescerci non sono altro che gabbie che imprigionano sia l’uomo sia la donna in ruoli che al giorno d’oggi sono completamente irrealistici.

    Quella di cui parli tu non è estremizzazione del femminismo ma la sua corruzione: nel momento in cui qualcuno sostiene che le donne siano meglio degli uomini quello smette di essere femminismo. Le donne possono credersi migliori degli uomini ma vedi da te che chiamarla parità dei sessi è un controsenso. L’unica esperienza che chiaramente gli uomini non possono provare è quella legata prettamente al corpo femminile, quindi le mestruazioni e il parto… lì mi dispiace ma non c’è parità dei sessi che tenga.
     
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    CITAZIONE (iku88 @ 2/6/2020, 20:24) 
    è ora di rendersi conto che gli stereotipi con i quale cercano di crescerci non sono altro che gabbie che imprigionano sia l’uomo sia la donna in ruoli che al giorno d’oggi sono completamente irrealistici.

    Non avrei potuto esprimere meglio il concetto. Sono completamente d'accordo con te, Iku!

    Capisco che sia difficile scrollarsi di dosso alcuni stereotipi di genere legati al retaggio culturale in cui siamo cresciuti, ma se non lo facciamo noi che ormai abbiamo tutti i mezzi per capire che è estremamente limitante incasellare uomini e donne in un tipo di comportamento prestabilito, chi deve farlo?!

    Per chi vuole approcciarsi al tema della parità dei sessi in modo semplice consiglio "Dovremmo essere tutti femministi" di Chimamanda Ngozi Adichie, è la trascrizione di un breve - ma molto incisivo - discorso sull'argomento da parte di questa autrice nigeriana bravissima.
    Vi lascio un paio delle mie citazioni preferite tratte dal discorso per farvi capire meglio:

    "Più un uomo si sente costretto a essere un duro e più la sua autostima sarà fragile.
    E poi facciamo un torto ben più grave alle femmine, perché insegniamo loro a prendersi cura dell'ego fragile dei maschi.
    Insegniamo alle femmine a restringersi, a farsi piccole."


    "E se, educando i nostri figli, ci concentrassimo sulle capacità invece che sul genere? Sugli interessi invece che sul genere?"
     
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    iku, hai espresso perfettamente quel che è anche il mio pensiero. E aggiungo che, se da una parte è naturale che le nostre personalità siano influenzate dalla società in cui viviamo, è il patriarcato che, purtroppo, ha un forte impatto sul nostro modo di pensare e sulle nostre scelte di vita, sia per gli uomini che per le donne. L'importante è rendercene conto e decidere se accettare tutto ciò, magari anche di buon grado, purché sia una scelta consapevole, o se contrapporci ad esso ed iniziare un percorso di riscoperta di noi stessi.
     
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    Visto Iku che non è un confronto a due ? ;P

    Comunque mi sento di dire che alla fine dei giochi mi trovo d'accordo con ciò che hai detto. Fare un paragone tra la figura materna e quella paterna è una cosa da pazzi ed è ciò che ho fatto io. Lo ammetto, ho fatto un'affermazione con pochi fondamenti. A parte la questione del fisico, che sorvolo per ovvie ragioni (il fisico è quello che abbiamo per natura), io ho presupposto che in ogni famiglia, come da stereotipo d'altronde, la madre è la figura che si trova più spesso a dover avere a che fare con i figli mentre il padre è quello che rimane più tempo fuori casa per lavoro o altre attività rispetto ad una mamma. Non ho preso però in considerazione la cosa opposta. Anche un papà potrebbe cimentarsi nel guardare un figlio e fare le faccende di casa e cucinare. Io avevo preso in considerazione lo stereotipo quando ho fatto quel confronto. Sarà per questo motivo che non ti era chiaro quale concetto volessi esprimere. Comunque Iku, a dire la sincera verità, un po' non sapevo cosa rispondere, perchè avevi ragione tu ed io non sapevo come spiegartelo che avevo preso in considerazione solo lo stereotipo...
     
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    (Intervengo nella discussione dopo molto tempo, ormai a bocce ferme, dopo un periodo di lavoro piuttosto intenso. Tuttavia spero di poter dare comunque il contributo: più che una risposta specifica a My Muse, che mi pare abbia già risolto la questione con il vostro confronto, un discorso generale sull’argomento. Soprattutto dopo essermi resa conto di aver praticamente scritto una lezione universitaria.)

    La parità dei sessi dovrebbe essere un concetto ovvio: tutte le persone, che siano uomini e donne (e non solo), dovrebbero avere pari diritti, doveri e opportunità. Tuttavia anche chi si dice a favore della parità poi storce il naso di fronte alla parola “femminismo”, per colpa di un comune equivoco linguistico, alimentato peraltro da diverse bufale. Ma parità e femminismo in realtà vanno di pari passo.

    Cominciamo da un piccolo glossario:

    patriarcato = sistema sociale cui gli uomini detengono principalmente il potere e predominano in ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà privata. E’ difficile da vedere, perché nessuno dice chiaramente “gli uomini devono comandare in tutto e devono avere più privilegi delle donne”, ma ne siamo così immersi da non rendercene conto. Come dice Giulia Blasi: “Il patriarcato è come la mafia: buona parte della sua mission è farci credere che non esista.”;

    mascolinità tossica = insieme delle attitudini costruite socialmente che descrivono il ruolo di genere mascolino come violento, non emotivo, sessualmente aggressivo (“devi farti tante donne”, “devo menare le mani se ti fanno un torto”, “non devi piangere”, ecc.). La mascolinità tossica danneggia gli uomini, perché li ingabbia in un modello rigido, in cui emozioni e fragilità (in una parola umanità) sono esclusi;

    maschilismo = atteggiamento basato sulla presunta superiorità dell'uomo nei confronti della donna (“i maschi valgono più delle donne e devono avere più diritti e privilegi”);

    femminismo = con il termine “femminismo” si indica:
    la posizione di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi, in virtù del fatto che le donne sono state e siano ancora, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate,
    la convinzione che il sesso biologico non dovrebbe essere un fattore predeterminante che modella l'identità sociale o i diritti sociopolitici o economici della persona,
    il movimento politico, culturale e sociale, nato storicamente durante l'Ottocento, che ha rivendicato e rivendica pari diritti e dignità tra donne e uomini e che - in vari modi - si interessa alla comprensione delle dinamiche di oppressione di genere.

    Riassumendo: noi viviamo in una società patriarcale che, come un virus silenzioso, ci convince di essere l’unica società possibile. In questa società, la mascolinità tossica danneggia tutti, compresi gli uomini, imponendo modelli di comportamento sbagliati. L’atteggiamento maschilista che pervade questa società vuole privilegiare gli uomini, mentre il femminismo si batte perché tutti abbiano pari diritti. Ma a causa della composizione linguistica e di alcune bufale, molti sono portati a credere che il femminismo sia lo specchio riflesso del maschilismo e significhi “movimento per la superiorità delle donne”. Non è così, è un movimento per la parità di tutti (comprese minoranze etniche, disabili e LGBT, nell’accezione di “femminismo intersezionale”). Tuttavia, il termine femminismo non può essere sostituito da “antisessismo” o “ugualitarismo” o altri termini che comprendano il significato di “tutti”, perché storicamente nasce dalle donne e porta questo nome; cambiarlo quindi significherebbe negare le sue radici storiche.

    Purtroppo chi vuole mantenere in salute patriarcato e maschilismo spesso lancia accuse del tipo “le femministe vogliono togliere diritti agli uomini”, ma non è così: le femministe vogliono diritti pari agli uomini laddove questi mancano, che sia nel lavoro come in qualunque ambito della società. Sentirsi minacciati da questo è ridicolo e indica la malafede di chi sa benissimo di avere più privilegi di altri e vuole tenerseli stretti. I sostenitori del patriarcato sono molto abili nel mettere in giro voci come: “l’80% per cento delle denunce per violenza è falso”, “le donne separate portano via tutto ai mariti” e amenità di questo genere, ma quando si va a guardare i dati, salta fuori che sono loro a dire falsità. E anzi, i dati numerici evidenziano come sia molto difficile far condannare un molestatore e che siano le donne ad avere la peggio nei divorzi. Questi miti delle “donne prepotenti”, del “povero maschio sottomesso” sono, appunto, miti e sono messi in giro, guarda caso, da uomini.

    Gli uomini sono inconsapevoli portatori di privilegi, perché li hanno sempre avuti, mentre le donne conquistano i loro diritti in una guerra di trincea, metro dopo metro e sempre con il rischio di tornare indietro. Tuttavia, molte donne sono inconsapevoli alleate del patriarcato, perché essendovi immerse fin dalla nascita, non avendo mai avuto l’opportunità di approfondire e non avendo mai subito una grande ingiustizia per il loro essere donne, non si rendono conto della rete in cui la società le tiene invischiate, oppure vi si alleano coscientemente nel momento in cui dal sistema possono tratte qualche vantaggio, spesso a discapito di altre donne. E’ sbagliato però dire “le donne sono le peggiori nemiche delle donne”: è una frase maschilista, la cui credenza le tiene separate. Dobbiamo ricordarci che non a tutte è data la possibilità di comprendere il sistema e dobbiamo fare il possibile per aiutarle a prenderne coscienza e unirci tutte per un mondo più equo e più giusto.

    ————

    Ora, questo pippone io l’ho potuto scrivere perché è frutto di ANNI di approfondimento sull’argomento. E siccome, secondo me, il modo migliore di studiare un argomento è lasciar parlare gli esperti, qua sotto riporto un po’ di fonti:

    - Giulia Blasi, Manuale per ragazze rivoluzionarie - Perché il femminismo ci rende felici, Rizzoli 2018

    Giulia Blasi (www.giuliablasi.it/) è una giornalista e attivista femminista di un’intelligenza e chiarezza uniche, consiglio di seguirla e se potete di leggere il suo libro, che spiega con chiarezze perché il femminismo fa bene a tutti.

    - Irene Facheris, Parità in pillole, Rizzoli 2020

    Irene Facheris è una psicologa e formatrice. Si occupa di parità a 360° gradi. Il suo libro nasce dall’esperienza del suo canale YouTube, dai video di Parità in pillole:
    1a stagione
    2a stagione
    3a stagione
    4a stagione
    Sono troppi, non sapete da dove iniziare? Femminismo vs Maschilismo in 6 minuti: Parità in Pillole #01: Femminismo e Maschilismo
    Ma va da sé che, uno alla volta, li consiglio tutti.

    - Carolina Capria, pagina L’ha scritto una femmina, su Facebook e Instagram. Partita per promuovere la scrittura femminile come paritaria a quella maschile, il progetto si è poi evoluto abbracciando più ampiamente tutte le tematiche femministe, con e senza libri.

    In chiusura, vi lascio tre passaggi del libro di Giulia Blasi, che rispondono alle più frequenti FAQ e obiezioni a tema femminismo, che potete usare ogni qualvolta qualcuno ve le porrà. Nel suo Manuale ne trovate altre.

    1) Le femministe odiano gli uomini?
    No, il femminismo non è un movimento antiuomo. Il femminismo è in lotta contro il patriarcato, che è progettato per favorire i maschi: per questo, quando ci si muove contro i crimini e i difetti del patriarcato, l’illusione ottica è che si stia procedendo a tappeto contro gli uomini. Non è così: non c’è, nel femminismo alcun intento di riduzione in schiavitù e sottomissione degli uomini, né un disprezzo generalizzato per gli esseri di sesso maschile. Le femministe non ce l’hanno con gli uomini, ma con la mascolinità tossica, quel lato della cultura che incoraggia gli uomini a essere aggressivi, arroganti e prevaricanti, nonché ciechi di fronte al privilegio di cui godono.

    2) Il femminismo è il contrario del maschilismo?
    Il femminismo è una corrente filosofica nonché una pratica e un’identità con una storia lunga secoli, che ha come obiettivo finale la liberazione degli esseri umani dalle pastoie della società patriarcale, affinché a ognuno sia permesso di esprimersi come individuo al di fuori di ruoli di genere predeterminati. Più nello specifico, il femminismo si occupa del ruolo sociale delle donne e della tutela dei loro diritti. […]
    Il maschilismo è un atteggiamento mentale e culturale che attribuisce agli uomini maggior valore che alle donne, e che si estrinseca in una serie di atteggiamenti di micro e macro aggressione nei confronti di tutte le donne.
    Direi proprio che le due cose non si equivalgono per nulla.

    3) A cosa serve il femminismo in Italia? Capisco nei paesi musulmani o del terzo mondo, ma qui?
    L’idea che il femminismo non serva più perché le donne hanno raggiunto la parità formale è abbastanza diffusa, ma dopo la parità formale c’è la parità sostanziale, e quella è tutt’altro che effettiva. Le donne italiane sono circa il 52% della popolazione, ma rappresentano solo un terzo dei membri del Parlamento (nonostante una legge elettorale che prevedeva le quote di genere); a gennaio 2018 erano appena 18 quelle che ricoprivano il ruolo di amministratore delegato di una società quotata in Borsa; solo una donna, Norma Rangeri, dirige un quotidiano nazionale («il manifesto»). In settant’anni di Premio Strega, le vincitrici sono solo undici; quattordici, su cinquantasei edizioni, le vincitrici del Campiello. Dal 1946 in poi, il Leone d’Oro per il Miglior Film assegnato a donne dalla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia sono in tutto cinque. A questo dobbiamo aggiungere la mancanza di una legislazione adeguata per la tutela delle vittime di abusi sessuali, anche e soprattutto sul posto di lavoro; il costante taglio dei fondi ai centri antiviolenza, che salvano la vita di migliaia di donne; il dislivello fra uomini e donne del monte ore dedicato alla cura della casa e della famiglia. Siamo pagate meno, considerate meno, dobbiamo faticare il triplo per essere prese sul serio la metà. Il femminismo serve a tutto questo e molto di più.
     
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    Intervista di Irene Facheris a Mare di libri - Festival dei ragazzi che leggono:

     
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    Che dire, poi arrivano questi messaggi e alla founder viene voglia di cambiare il nome del forum in "WCLO: Il Forum che Pensa" e mandare un po' a spasso anche le Winx. Questo per dire che sono molto, molto fiera dei nostri utenti.

    L'ho detto io e lo dici spesso anche tu, MyMuse, che ti contraddici o magari hai un punto di vista ingenuo sulle cose, pur basandoti sulle tue esperienze. Ebbene, io apprezzo il tuo discutere con noi, leggere altri punti di vista e magari scontrarti con idee che non avevi preso in considerazione. Molto meglio di tante persone che credono di avere la verità in tasca e poi si arrampicano sugli specchi.

    Una menzione speciale va a Re-Bi, come sempre, per aver prodotto questo post così dettagliato e completo. Spero che nessuno si faccia ingannare dalla lunghezza perché è scorrevolissimo, incredibilmente utile e soprattutto chiarissimo, e merita di essere letto e magari anche diffuso.

    In ogni caso, ragazzi, tanto di cappello.
     
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    Un po' di consigli librari. Perché, come ho scritto sopra, di roba bella da leggere in giro ce n'è già tanta!

    --> Uno sguardo sui libri sul femminismo in Italia, oggi
     
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    MyMuse, Re Bi ha postato questo materiale principalmente per te, sarebbe carino che mostrassi non dico di avergli dato un'occhiata ma di aver fatto caso ai suoi interventi...
     
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  12. MyMuse
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    CITAZIONE (iku88 @ 15/7/2020, 11:11) 
    MyMuse, Re Bi ha postato questo materiale principalmente per te, sarebbe carino che mostrassi non dico di avergli dato un'occhiata ma di aver fatto caso ai suoi interventi...

    Grazie Iku! Ho dato un'occhiata al link di Re-Bi dopo che mi hai taggato e sembrano delle letture interessanti. Mi piacerebbe fare un salto in libreria per vedere se trovo uno di questi libri. Credo che sia doveroso per me informarmi su questo tema, anche per abbattere tutti quei limiti mentali che ho su questi concetti. Sinceramente quando scrivo faccio troppe distinzioni di sesso, anche in modo involontario. Comunque direi che queste letture hanno attirato la mia curiosità. Vorrei informarmi di più a tal proposito....tutto serve per crescere. Grazie dei consigli Re-Bi e scusa se ho tardato a rispondere solo dopo che Iku me l'ha fatto notare.
     
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  13. MyMuse
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    I post precedenti li avevo letti un mese fa e mi sono stati molto d'aiuto per capire le differenze principali tra i vari concetti relativi al mondo maschile e femminile! Ho avuto anche il piacere di leggere un articolo di Giulia Blasi relativo alle donne di Sanremo e sono proprio d'accordo con lei sul fatto che non sia stato un festival paritario, ma che le donne abbiano fatto più che altro da contorno agli uomini e che siano state usate come mezzo e non come persone!

    Edited by MyMuse - 15/7/2020, 20:23
     
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    - Giulia Blasi, Rivoluzione Z, Rizzoli, 2020
     
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  15. MyMuse
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    Così, per curiosità, ho provato a leggere da Google Books le prime pagine di generazione Z. Mi è sembrato fin da subito un libro che punta sull'autostima personale e su una famiglia patriarcale che vuole il meglio per noi, ma alla fine non fa che renderci persone infelici, perché non tiene conto delle nostre aspirazioni. Nel libro si riflette molto anche sul confronto digitale tra generazioni, di come noi bambini siamo già capaci di usare uno smartphone e di perderci nel labirinto dei social network anche se poi, con o senza tecnologia, anche i nostri genitori o nonni hanno vissuto più o meno i nostri stessi tormenti interiori. Cescendo dovremmo comunque imparare a ragionare con la nostra testa, ad essere originali e creativi, anche se i nostri genitori o la società ci hanno messo in testa delle idee che per default erano giuste.

    Le nostre idee sbagliate verso gli altri per me non nascono solo dall'insegnamento che ci è stato dato. Adesso non voglio fare la sapientona, ma per me il problema sta anche nella concezione che abbiamo di noi stessi, nell'immagine distorta di noi che vediamo allo specchio. Questo per dire che, se noi non accettiamo noi stessi, facciamo fatica anche ad accettare gli altri.

    Una frase molto bella che ho trovato nel libro è quella riferita all'essere felici senza provocare la sofferenza altrui. È davvero un messaggio molto forte e bello, che mi sa tanto di invito a rispettare i diritti, i sentimenti e la libertà altrui. Forse è anche un invito a beneficiare del dubbio e di non dare sempre tutto per scontato. Mi sembra che il libro si appresti bene ad essere letto dai noi nativi digitali, visto che si parla tanto di social e termini inglesi che oggi tra noi giovani si usano molto, però non so se lo leggerei perchè io vado più per la narrativa che per libri di divulgazione come questo, se così posso definirlo, però non ne escludo a priori la lettura.

    Edited by MyMuse - 8/1/2021, 23:10
     
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