WC8LO: la Storia

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    - Finalmente è andata a dormire. Come ti senti?
    Bloom aveva smesso di piangere e aveva spostato la poltroncina accanto alla finestra, concentrandosi sul paesaggio di Domino finché Thoren non era tornato.
    - Un fallimento. Il potere di Hesperia avrebbe dovuto essere sufficiente contro Taleia, invece non solo non siamo state in grado di sconfiggerla ma non siamo nemmeno riuscite a impedirle di... di...
    - Ho capito, Bloom, non sforzarti. Va bene così.
    La ragazza tornò a guardare fuori dalla finestra.
    - Invece ci ha battute, come delle principianti – continuò con amarezza – ed è stata anche capace di riderci in faccia e farci quel... quell’incantesimo. Com'è possibile che Griffin sia stata capace di fermarla e noi no, neanche con un nuovo potere?
    Thoren si era appoggiato al muro accanto a lei, le braccia incrociate sul petto.
    - Bloom, stiamo parlando di Griffin… è preside di Torrenuvola da tanti di quegli anni che nessuno si ricorda più chi c’era prima di lei. E poi l’hai sentita, le parole che ha usato… non si tratta di magia comune.
    - Neanche quella di Hesperia doveva esserlo. È una ninfa, maledizione, quale potere potrebbe mai essere più grande del suo? Forse Daphne potrebbe…
    - Bloom.
    Il tono dell’uomo fu così perentorio che la fata dovette girarsi a guardarlo.
    - Tieni Daphne fuori da questa storia. Puoi capirlo da sola che non è il momento di preoccuparla con altre cose. Il suo potere non è quello di una ninfa e lei non è mai stata una guerriera. Sei tu quella che ha ereditato la Fiamma del Drago, non lei.
    Il volto di Bloom si illuminò.
    - Ecco la soluzione, la Fiamma del Drago! Sicuramente quello è un potere contro il quale Taleia non può fare niente: dopotutto lei è stata imprigionata per centinaia di anni e ora la custode di quel potere sono io… Avrei dovuto immaginarlo.
    La ragazza si alzò in piedi e si diresse verso la porta ma Thoren fu più veloce di lei e le bloccò la strada.
    - Dove stai andando, Bloom? Cos’hai intenzione di fare?
    - Mi hai sentito, no? La Fiamma del Drago è la soluzione ai nostri problemi ed è con quella che affronterò Taleia.
    - Da sola?
    - Certo che sì... Thoren, perché stai cercando di fermarmi? Non hai a cuore il destino della Dimensione Magica?
    Bloom aveva cercato di infilarsi tra lui e la porta ma Thoren aveva allargato le braccia da uno stipite all’altro, impedendole il passaggio.
    - Ascoltati, Bloom… stai parlando di affrontare un essere quasi millenario da sola e senza un piano. Cosa farai una volta trovata Taleia? Lascerai esplodere il tuo potere su di lei sperando che funzioni?
    - Beh, ha sempre funzionato finora…
    - E le tue compagne?
    A quella domanda Bloom sembrò bloccarsi, incapace di dare una risposta. L’uomo approfittò della sua esitazione per poggiarle le mani sulle spalle e ricondurla con delicatezza alla poltrona dov’era seduta un attimo prima.
    - Credo che tu sia un po’ scossa, Bloom, e che faresti meglio a fermarti un attimo a riflettere.
    Era stata questione di un attimo poi la ragazza aveva cercato di nuovo di divincolarsi, anche se invano: le mani dell’uomo erano ancora ferme sulle sue spalle.
    - Riflettere su cosa? Lo hai visto anche tu, anche in gruppo, anche con questo nuovo Hesperix... non siamo riuscite a fare niente! Se io...
    - Se tu?
    La ragazza esitó ancora di fronte all’espressione determinata di Thoren.
    - Se io riuscissi a scoprire dov’é Taleia e l’attaccassi... non dovrei mettere loro in pericolo. Il mio potere basterebbe. So di potercela fare da sola, Thoren, ha sempre funzionato!
    - E come pensi di fare a trovare Taleia?
    - Ho l’impressione di essere io quella che lei vuole... che per via del mio potere sia di me che vuole impossessarsi. Dopotutto le ninfe erano custodi della Fiamma del Drago e... che c’é?
    Sul volto dell’uomo, nonostante i suoi tentativi di nasconderlo, era lentamente fiorito un sorrisetto.
    - E se cosí non fosse, Bloom? Se non stesse cercando te ma Flora, perché Taleia era la ninfa della natura? O Musa? Lo so che la Fiamma del Drago é uno dei piú grandi poteri della Dimensione Magica ma stai presumendo cosí tanto, solo sulla base dell’importanza che dai al tuo potere. Guardami negli occhi...
    Bloom voltó la testa dalla parte opposta, indispettita, ma l’uomo non si fece scoraggiare.
    - Se Stella decidesse di punto in bianco che il suo potere é sufficiente a battere Taleia e partisse da sola tu che faresti?
    - Se avesse ragione...- inizió testardamente la fata.
    - Bloom. Guardami negli occhi.
    Stavolta il tono di Thoren era piú deciso e Bloom si voltó quasi automaticamente.
    - Se la tua migliore amica decidesse di affrontare da sola la piú grossa minaccia della Dimensione Magica e ti lasciasse indietro, come ti sentiresti?
    - Furiosa- mormoró la ragazza quasi senza pensare – e preoccupata da morire.
    - Credi che il re tuo padre prenda tutte le decisioni da solo? O pensi che abbia dei consiglieri che ne bilanciano i poteri? Non importa che tu abbia ragione o no sul potere della Fiamma del Drago, Bloom... devi accettare il fatto che non puoi combattere sempre da sola.
    La ragazza fece per ribattere ma all’ultimo momento esitó, lo sguardo perso lontano.
    - Non posso combattere sempre da sola...- mormoró, come sovrappensiero.
    Nella stanza caló il silenzio e Thoren ne approfittó per sgattaiolare fuori dalla porta. Bloom rimase di nuovo sola, a fissare il paesaggio di Domino con la mente colma di dubbi.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:48
     
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    Fu un’imprecazione a strapparla al sonno.
    - …dannazione!
    Seguì il rumore di qualcosa che viene scaraventato a terra con violenza. A quel punto Stella gettò indietro le coperte e scattò in piedi.
    - Guarda che io qui starei cercando di dormire! Possibile che tu non possa fare meno rumore?
    Lo Specialista le scoccò un’occhiataccia da sopra la spalla senza neanche voltarsi del tutto.
    - Oh, principessa, mi dispiace di aver perso la pazienza per un così stupido marchingegno e averla svegliata!
    - Non prendermi in giro, Timmy: io sono una principessa e come tale sono perfettamente in grado di farti fare una brutta fine quando usciremo da questo posto tremendo.
    - Vorrai dire SE usciremo da questo posto tremendo! Sono ore che tento di mettermi in contatto con Saladin e gli altri, con nessun risultato...
    - ...basterà dirgli che mi hai rinchiusa in una stanza e costretta a dormire su una brandina scomodissima...- Stella si era messa perfino a gesticolare.
    - ...questo significa che l’incantesimo che ha fatto Griffin non solo rende non rintracciabile Tecna con la tecnologia...- Timmy continuava imperterrito a battere sui tasti del suo portatile.
    - ...e non dico una pochette di trucchi ma almeno qualcosa per rimettermi a posto i capelli!
    - ...ma rende in qualche modo impossibile a me contattare qualunque essere umano nel resto della Dimensione Magica!
    - Tu non puoi capire!- esclamarono i due all’unisono, voltandosi finalmente l’uno nella direzione dell’altra. L’apprensione era tanto palese negli occhi di entrambi che per un attimo ci fu solo silenzio.
    - Sono così lontana da casa...- mormorò Stella, ricadendo a sedere sulla sua brandina – Tu almeno sei in un posto che ti è familiare... per quanto strambo.
    - Un posto che mi permetteva di raggiungere ogni punto della Dimensione Magica- replicò tristemente Timmy –almeno fino all’altro giorno...
    - E se Taleia mettesse sotto scacco l’universo e ci costringesse a restare nascosti per sempre? Dovrei dire addio alla mia stanza di Solaria, al guardaroba che ho faticosamente composto, a tutti quei bei negozietti di Ad Quistes!
    La ragazza aveva ripreso a gesticolare e Timmy la guardava come ipnotizzato.
    - Su che pianeta siamo? Non dirmi che anche tu sei di quel posto tremendo da cui viene Tecna, dove non hanno il minimo senso dello stile!
    - Non siamo su Zenith, siamo su Keplero.
    - Perché, su Keplero hanno senso dello stile?
    Il ragazzo si infilò le mani nei capelli.
    - Possibile che in un momento come questo tu stia pensando al senso dello stile? Le tue compagne sono chissà dove, una minaccia galattica è appena stata scatenata sulla Dimensione Magica e tu pensi a trucchi e capelli?
    Stella alzò il naso in una delle sue tipiche espressioni.
    - Non accetto simili commenti da uno che non ha ancora imparato a pettinarsi decentemente.
    Timmy inclinò lentamente la testa da una parte, fissandola in silenzio. Dopo qualche istante in mancanza di una risposta la ragazza dovette girarsi.
    - Perché mi stai guardando in quel modo?
    - Ho sempre creduto che la tua fosse una specie di scena, quando te lo vedevo fare con le ragazze, invece...- il ragazzo distolse lo sguardo, le guance improvvisamente un po’ arrossate.
    - ...invece?- lo incalzò Stella, piccata. Timmy si voltò di scatto.
    - Invece sei così per davvero! Sei qui a disperarti per i tuoi vestiti di Solaria e non ti sei nemmeno chiesta dove sia finito Brandon! Io non sono riuscito a dormire per la tensione di non sapere dove sia Tecna e tu… tu…
    Entrambi distolsero lo sguardo, per motivi diversi, e il silenzio calò di nuovo nella stanza.
    - Cosa vuoi che ti dica...- iniziò la fata, a voce talmente bassa che Timmy dovette avvicinarsi per capire meglio le parole – ...mi mancano le mie cose. Mi guardo intorno e tutto quello che vedo è strano, cose che non ho mai visto, cose che neanche so cosa sono. Mi manca avere intorno cose che conosco, ecco. E Brandon… certo che vorrei che fosse qui anche lui. Ma è un tipo diverso di conforto… senza le mie cose non mi sento me stessa, ecco. E quando sono sporca e in disordine non mi sento me stessa proprio per niente!
    La ragazza scoppiò in lacrime e si gettò con la faccia sul cuscino. Timmy esitò, la mano protesa verso le sue spalle scosse dai singhiozzi, poi si ritrasse.
    - Ho sempre saputo che eravamo diversi...- mormorò sconsolato - ...ma non avrei mai pensato che lo fossimo a tal punto.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:48
     
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    Tecna aveva finito per abituarsi al profumo dell’incenso.
    Sedeva sul pavimento, schiena contro il muro, e osservava le sottili volute di fumo che si sollevavano dalla punta del bastoncino, a volte fino a che non si consumava interamente.
    Dall’altra parte della stanza Helia sedeva alla scrivania, torturando con un coltellino molto sottile un pezzo di legno che non gli aveva fatto niente. Il rumore delle schegge di legno che cadevano a terra era l’unico suono nella stanza.
    Poi il bastoncino d’incenso finiva, Tecna allungava una mano verso la scatola di fiammiferi sul pavimento, prendeva un nuovo bastoncino dal portapenne di Helia e riempiva l’aria di un nuovo profumo.
    All’ennesimo crepitio di zolfo il ragazzo abbandono sulla scrivania il pezzo di legno e si voltò a guardare tristemente la ragazza.
    - Sarebbe meglio se non provassimo niente.
    - Come?
    Tecna aveva parlato senza neanche guardarlo, troppo concentrata a deviare le traiettorie del fumo con la punta delle dita.
    - Se noi non provassimo niente- iniziò lentamente la fata, come se parlasse con un bambino – ora non saremmo qui a disperarci.
    - Non mi sembra che tu ti stia esattamente disperando...
    - Meglio ancora – proseguì lei, ignorandolo e agitando l’indice per avvolgerci intorno un filo di fumo – se noi non provassimo niente non saremmo accorse in quella maniera per tentare di salvare Faragonda e forse Taleia l’avrebbe lasciata in vita.
    Helia rimase in silenzio e finalmente Tecna voltò la testa per guardarlo negli occhi.
    - Vuoi dirmi che non ti stai disperando per Flora? Se tu fossi un robot non avresti questo problema.
    - Stai dicendo che vorresti essere un robot?
    La ragazza fece un gesto eloquente con la mano.
    - Sto dicendo che se non avessimo sentimenti eviteremmo a noi stessi un mare di guai.
    Helia posò il coltellino sulla scrivania e spostò con un movimento fluido lo sgabello fino a sedersi di fronte a lei.
    - Non è quello che ti ho chiesto, Tecna. Ti sto chiedendo se preferiresti essere un robot.
    Un silenzio molto denso scese sulla stanza: nonostante lo sguardo fisso dello Specialista la fata sembrava essere concentrata altrove. Finalmente, con un gesto deliberatamente ampio, Tecna lo guardò negli occhi.
    - Sì, Helia, vorrei essere un robot. Non riesco a contare le volte in cui i miei sentimenti mi hanno impedito di essere lucida, razionale, efficiente in battaglia e con la magia. Se penso a quello che ho vissuto con Timmy, tutti quei ridicoli patemi e batticuori… lo sai cos’hanno fatto ai miei voti? E poi penso a quante volte invece di studiare sono corsa dietro alle altre quando uscivano di nascosto da Alfea, alle cose che avrei potuto fare se mi fossi applicata di più. Non è una novità per me e di fronte agli ultimi sviluppi lo sento più che mai: vorrei tanto essere stata un robot.
    Il volto di Helia si aprì in un sorriso, quel sorriso che gli riusciva così bene e che si allargava fino agli occhi.
    - È una sciocchezza e lo sai bene.
    La ragazza gli scoccò un’occhiataccia.
    - Se sei di questo parere perché me lo hai chiesto?
    - Volevo sentirtelo dire. Non posso credere che tu ne sia veramente convinta.
    Mentre parlava Helia si era allungato verso la scrivania e aveva afferrato un pezzo di carta vetrata che aveva poi iniziato a strofinare sul pezzo di legno.
    - Non so nemmeno da dove cominciare. Se tu fossi stata un robot il nostro Timmy là fuori sarebbe ancora un esserino insicuro e solo, perso in un mondo virtuale che lui stesso ha deciso di autoinfliggersi. Tu l’hai messo alla prova e lui ha messo alla prova sé stesso, raggiungendo risultati che nessuno, lui per primo, avrebbe potuto immaginare.
    - Questo dovrebbe convincermi?
    - Poi ci sono le ragazze… e se le dinamiche del vostri gruppo rispecchiano anche solo un po’ quelle del nostro direi che hai salvato loro la vita più di una volta con la tua padronanza della tecnologia. Ci sono cose per cui la magia sarà sempre troppo lenta.
    - Anche loro l’hanno fatto per me e sono certa che…
    - E poi c’è la storia del portale di Andros. Tutta la Dimensione Magica ti è debitrice per quello.
    A quelle parole la fata non seppe cosa rispondere. Helia si concentrò per qualche istante sul legno che stringeva tra le mani poi sollevò la testa e sorrise ancora.
    - Sai, anche ammettendo per un momento che la vita senza sentimenti valga la pena di essere vissuta… cosa di cui non sono per niente convinto… vorresti veramente dirmi che i risultati che avresti raggiunto se non ti fossi lasciata guidare dal cuore sarebbero stati migliori di questi?
    Il ragazzo aveva concluso allungando la mano nella sua direzione e Tecna, d’impulso, gli aveva porto la sua. Qualcosa di caldo e liscio le era piovuto sul palmo, dopodiché il ragazzo si era alzato.
    - Pensaci… davvero.
    E Tecna era rimasta sul pavimento, da sola, a fissare impensierita il perfetto cuore di legno che Helia aveva appena finito di intagliare.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:49
     
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    - Devi dirmelo se noti qualcosa di strano.
    Musa aveva passato gli ultimi dieci minuti a guardarsi nello specchio che Brandon le aveva dato, osservando con apprensione ogni centimetro della sua faccia e chiedendogli più volte se i suoi occhi non gli sembrassero innaturalmente scuri.
    - Sperare che il suo incantesimo abbia effetti visibili è sperare troppo- ribatté cupamente lui, lo sguardo di nuovo perso fuori dalla finestra.
    Musa non riusciva a condividere la sua flemma. Aveva guardato anche lei fuori dalla finestra per un po’ ma non ci aveva visto niente di interessante e dopo qualche attimo aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza.
    - Il miglior attacco è la difesa- aveva sentenziato – e con un po’ di organizzazione non ci vuole poi molto: è chiaro che i poteri di Tecna e Flora sono i migliori per una vera e propria difesa...
    Brandon aveva preso a fissarla mentre passeggiava nervosamente.
    - ...mentre quelli di Bloom sono i più distruttivi! Lei è quella che dovrebbe andare all’attacco per prima, ovviamente coperta dalla nostra difesa. Naturalmente quelli di Aisha e Stella vengono subito dopo in quanto ad efficacia e quindi potrebbero attaccare mentre io uso i miei per distrarre Taleia.
    Si era perfino ritrovata a gesticolare mentre parlava. Si voltò verso Brandon, esaltata.
    - Non trovi che sia un piano perfetto? Bisogna sempre sfruttare i punti di forza dei propri alleati, no?
    Il ragazzo ridacchiò: - Stai parlando come Sky adesso...
    - Ma non credi che io abbia ragione? E’ un piano perfetto! Dobbiamo assolutamente andare in cerca di quell’arpia e attaccarla quando meno se lo aspetta. Basterà contattare gli altri Specialisti e coordinare una ricerca tutti insieme...
    - Tu non perdi tempo eh?- rise ancora Brandon.
    Musa gli rivolse uno sguardo incerto.
    - Che intendi dire?
    Il ragazzo alzò le spalle.
    - Beh, per cominciare per quanto ci provi non riesco a contattare nessuno dei miei compagni. Sono sicuro che dovunque si trovino stiano bene e stiano facendo del loro meglio per proteggere le ragazze ma ciò non toglie che un’azione coordinata sia impossibile da organizzare.
    - Stai scherzando, spero!- esclamò con orrore la ragazza – Niente comunicazione?
    - Griffin aveva accennato agli effetti collaterali di questo incantesimo. Se ci pensi bene è positivo, se non riesco a rintracciarli io non credo che possa riuscirci Taleia...
    - Ma non possiamo lasciarci fermare da questo, dobbiamo agire subito! Sono certa di poter trovare le altre Winx con uno dei miei incantesimi, fammi provare.
    La ragazza chiuse gli occhi e portò entrambe le mani al petto. La sua pelle iniziò ad emanare una vaga luce ma dopo qualche istante Musa aprì gli occhi con espressione disgustata.
    - Quella donna mi ha davvero fatto qualcosa! Non riesco a usare la mia magia! Dannazione!
    L’ultima parola fu accompagnata da un deciso colpo di tallone sul pavimento della piccola stanza. Musa strinse le mani a pugno e imprecò ancora.
    - Dannazione! Non ho intenzione di farmi fermare così, devo solo trovare un modo per contattare qualcuno che non sia stato colpito dall’incantesimo. Griffin! Basterà contattare Griffin e...
    - Musa, respira!
    Il ragazzo si era alzato in piedi e le aveva messo una mano sulla schiena: senza accorgersene era tornata a camminare avanti e indietro.
    - È il piano perfetto, Brandon, e va messo in azione al più presto!
    Senza che se ne accorgesse le sue parole avevano assunto una sfumatura disperata e si tappò la bocca appena se ne rese conto. Cosa le stava succedendo?
    - Musa... non c'è niente di così urgente che non possa aspettare qualche ora e tu sei troppo scossa per pensarci adesso. Siediti.
    Il ragazzo la fece sedere sulla panca imbottita che seguiva la curva della finestra a bovindo. Musa scosse debolmente la testa e fece per rialzarsi ma lui le mise una mano sulla testa e sorrise.
    - Mi sembri Stella quando fa i capricci... anche lei perde completamente il senso delle priorità quando si intestardisce così.
    Un sorriso un po’ triste era fiorito sul bel viso dello Specialista mentre parlava.
    - Io non sono testarda...- protestò sommessamente la ragazza, distratta da quel gesto familiare.
    - Certo che no: sei obiettiva, coerente e lucida a sufficienza per comprendere che è meglio rimandare le grosse decisioni ad un momento in cui sei meno stressata.
    La ragazza inspirò a fondo e chiuse gli occhi, troppo preoccupata per quella sua reazione inaspettata per ribattere. Nel soffiare lentamente fuori tutta l’aria, però, si sentì più padrona di sé stessa.
    - E questa tua tecnica funziona anche con Stella?- sorrise allo Specialista.
    - Tu cosa dici?

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:49
     
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    - Se vuoi lo rifacciamo da capo: io dico che qualunque cosa è meglio del restarsene lì a non far niente e tu mi chiedi cosa dovresti fare. E andiamo avanti così per tutto il pomeriggio. Pensandoci…- sul viso del ragazzo si allargò un’espressione da monello che lo fece sembrare d’improvviso molto più giovane - ...anche questo è già meglio del non fare niente.
    Flora infilò il naso sotto al lenzuolo senza replicare. Era stanca, stanca di avere a che fare con quel pagliaccio e stanca di... di tutto.
    - Guarda che non ho intenzione di lasciarti a letto tutto il giorno.
    La ragazza non lo guardò neppure.
    - Vedrai che una volta in piedi sembrerà tutto più facile.
    A quelle parole Flora alzò le sopracciglia e voltò la testa nella sua direzione.
    - Non mi credi? Lo so che adesso pensi che non abbia senso niente e che non vuoi uscire dal letto e che non vuoi fare niente ma in realtà la cosa migliore al momento è proprio uscire dal letto e mettersi in piedi. Provaci.
    - Lo dici solo per farmi uscire dal letto...- mormorò la ragazza. Forse Nex aveva ragione, forse no... a lei non interessava.
    - Senti... - Il Paladino si era seduto più compostamente sulla sedia e si era chinato verso di lei - Almeno parlami. Rispondimi. Questa situazione non mi piace più di quanto piaccia a me ma vederti in questo stato mi piace anche meno. Sei la fata guardiana di Linphea, comportati come tale.
    Nel sentire quella frase la bocca della fata sembrò riempirsi di qualcosa di amaro e terribile. Flora scattò a sedere prima ancora di accorgersene, gli occhi improvvisamente colmi di lacrime cocenti.
    - Guardiana di Linphea? Non ho alcun diritto a quel titolo! La mia magia avrebbe dovuto tenere sotto controllo Taleia e impedirle di fare altri danni invece... invece...
    - Oh.
    Evidentemente la sua riserva di lacrime non si era davvero esaurita: la ragazza si ritrovò a singhiozzare senza controllo, stringendo il lenzuolo tra le dita.
    - Non è colpa tua.
    - E sei tu a deciderlo?
    Le parole le erano sfuggite dalle labbra con un tono velenoso che non si sarebbe mai permessa in circostanze normali e subito si portò le mani alla bocca, lenzuolo compreso, come se con quel gesto avesse potuto rimangiarsele. Ma Nex inaspettatamente scoppiò a ridere.
    - E io che mi preoccupavo che tu avessi perso tutta la tua energia. No, signorina fata dei fiori, non sono io a decidere di chi è la colpa, ma neanche tu. I poteri di Hesperia non erano sufficienti per battere Taleia e questo non ha niente a che fare con te.
    - Ma i miei poteri...- mormorò sommessamente Flora da dietro il lenzuolo.
    - Non ti sento.
    - I miei poteri. Quelli delle ragazze sono... più decisivi, più efficaci, più offensivi. I miei sono... ridicoli.
    Era la prima volta che esprimeva ad alta voce quel concetto e le parole rimasero come sospese nell’aria tra lei e e il ragazzo. Ora che le aveva pronunciate davvero non c’era modo di tornare indietro.
    - Tu non ti fidi dei tuoi poteri.
    Flora esitò, aprì la bocca per replicare, si fermò ancora e infine si arrese.
    - Già. Temo che sia proprio come dici tu.
    Il ragazzo rimase in silenzio per un po’ poi tornò a sedersi scompostamente sulla sua poltroncina.
    - Io non me ne intendo di fate ma ho sempre avuto l’impressione che il loro potere rispecchiasse in qualche modo la loro personalità.
    Alla ragazza sfuggì un’amara risatina.
    - Stai dicendo che anche io sono ridicola?
    - Tu ti senti ridicola?- sorrise Nex, di nuovo quell’espressione da monello.
    - Flora la Fata dei Fiori? Mi sento ridicola quando bisogna combattere, sì, perché non non sono mai io a dare il colpo di grazia, l’attacco decisivo non è mai il mio! Io sono quella che blocca l’avversario e...
    - E’ il colpo di grazia quello che vuoi?
    Anche il tono del ragazzo si era fatto amaro e Flora per un attimo non seppe cosa rispondere.
    - Vorrei essere utile alla mia squadra, e decisiva.
    - E credi che saresti più utile se il tuo potere fosse esattamente come quello delle tue compagne, distruttivo e mortale?
    - Non intendo distruttivo e mortale, solo che...
    Il ragazzo non le lasciò il tempo di finire la frase.
    - Ti ho lasciato distorcere le mie parole fino ad adesso ma stavolta voglio che le ascolti bene. Vorresti davvero che il tuo potere fosse distruttivo e mortale come quello delle tue compagne?

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:50
     
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    Inp7PWm

    - Min, perché non facciamo qualcosa di grosso per convincere la tua famiglia?
    La ragazzina aveva sentito quella frase così tante volte che ormai era abituata a non reagire nemmeno. In ogni caso era troppo concentrata sui movimenti del suo polso per rispondere. Le sue dita si mossero sinuosamente nell’aria e una nuvoletta grigia prese forma sul palmo della sua mano.
    - Di nuovo grigia!
    - Min, è tutto il pomeriggio che provi, perché non fai una pausa? Andiamo a nuotare!
    - Magari se mi dessi una mano non ci metterei ogni volta tutto il pomeriggio!
    Il ragazzino scese di malavoglia dallo scoglio su cui era appollaiato e si inginocchiò sulla sabbia accanto a lei.
    - Guarda, si fa così.
    La sua mano si muoveva con lentezza esasperante ma anche così il movimento era armonioso e preciso. La nuvoletta che era comparsa sulla sua mano era bianca e perfetta, come quelle che si rincorrevano sopra il mare lungo l’orizzonte.
    - Rifallo.
    Obbediente, il ragazzino ripeté quel gesto con attenzione e una seconda nuvoletta si affiancò alla prima. L’amica gemette.
    - E le tue non scompaiono nemmeno! Ah, Mil, ma che cosa devo fare?
    Il ragazzino alzò le spalle sorridendo con aria colpevole.
    - Io continuo a dirlo ma tu non mi ascolti… facciamo qualcosa, insieme, per convincere la tua famiglia che vai bene anche così, che le tue nuvolette non devono per forza essere sempre bianche, che in una famiglia di fate non è una tragedia se per una volta nasce…
    - ...un mostro...- terminò cupamente la ragazzina, ripetendo rapidamente l’incantesimo con la mano. La nuvoletta che scaturì dalle sue dita era nera.
    - La vedi? Mia madre e mia nonna non accetteranno mai una cosa simile!
    Con un gesto rabbioso Min scagliò la nuvoletta verso la risacca, dove si mescolò alla marea che saliva.
    - L’anno prossimo mi manderanno ad Alfea...- mormorò la ragazzina, il tono che tradiva tutta la sua paura - ...e lì non potrò più fingere di essere ciò che non sono.
    I due rimasero per qualche attimo in silenzio, ascoltando il rumore del mare e la voce degli uccelli della spiaggia che volavano sopra di loro.
    - Guarda che io non lo dico tanto per dire, sai… se io e te riuscissimo a fare qualcosa di grande, qualcosa di buono per la Dimensione Magica, e riuscissimo a farlo insieme… allora nessuno più potrebbe dirti niente.
    - La fai facile tu, che già dal primo anno sei il beniamino di Monteluna!
    Il ragazzino aprì la bocca per ribattere ma all’ultimo momento si fermò.
    - Se potessi dividerei con te il mio potere, lo sai…
    - Mil, che me ne faccio di metà del tuo potere? Perché non inventi un modo per farmi diventare un uomo, così posso iscrivermi anche io a Monteluna?
    Il ragazzino lanciò un’occhiata di sottecchi ai suoi occhi chiari e ai ricci ribelli che le coprivano la schiena.
    “Certo” si ritrovò a pensare “anche domani...”
    - A Monteluna non farebbero tante storie. Lì potrei essere chi voglio, diventerei più brava di te! A Monteluna...- esitò, prendendo una manciata di sabbia tra le dita e tramutandola senza sforzo in un minuscolo pipistrello -...nessuno importerà che io sia una strega.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:50
     
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    - Ci si aspetterebbe che dopo tutto quello che abbiamo fatto per la Dimensione Magica ci siano da qualche parte degli alleati pronti a spalleggiarci…
    L’impazienza di Aisha traspariva da ogni suo gesto. Aveva sfilato la cintura di stoffa dai pantaloni e aveva passato la mattina a riempirla nervosamente di nodi che snodava una volta arrivata alla fine… per poi ricominciare da capo. Sky, seduto alla scrivania della sua stanza, aveva gli occhi sempre più stanchi: una serie infinita di documenti passava sullo schermo del suo computer per essere letta e approvata e di quando in quando il suo cellulare squillava per trascinarlo in lunghe discussioni con re Erendor o uno dei suoi ufficiali.
    - Lo sai che non è così semplice. Coloro che possiedono un esercito lo stanno impiegando per difendere i loro regni e mettere in campo tutte le difese possibili. Ti rendi conto di cosa succederebbe se Taleia riuscisse ad impossessarsi del corpo di uno dei sovrani della Dimensione Magica? Non si tratta solo della protezione degli abitanti dei vari pianeti, come successe con Valtor… Taleia è una minaccia della quale sappiamo così poco che potrebbe virtualmente fare qualunque cosa.
    - Però è noi che ha minacciato… potrebbe avere qualcosa in mente.
    - È una possibilità alla quale non voglio nemmeno pensare- iniziò Sky, poi alzò la testa nella sua direzione – Immagina se si impossessasse di Bloom. Avrebbe in mano il potere della Fiamma del Drago e chissà cosa ne farebbe. O peggio… potrebbe prenderla in ostaggio e chiedere a suo padre qualunque cosa in cambio.
    - Le Fate della Vendetta, allora. Le Fate Maggiori sulla Terra. Potrei volare laggiù e…
    Il ragazzo sospirò: - Non credere che non ci abbia pensato. Coinvolgiamo la Terra, e poi? Non credi che ne abbiano già viste abbastanza, di recente? Senza contare che, se non sbaglio, siete state capacissime di batterle con il Believix. Facendo due conti dubito che possano essere di un qualche aiuto contro un simile nemico.
    - Ma potrebbero sapere qualcosa che potrebbe aiutarci. Tu hai molto da fare ma io potrei andare da loro e…
    Aisha fece per raggiungere la porta ma Sky le sbarrò la strada con il braccio.
    - Griffin ha affidato la tua sicurezza a me, Aisha, e se non posso venire sulla Terra con te allora è meglio che tu non ci vada affatto.
    La ragazza lo guardò incredulo.
    - Stai dicendo che non ho il permesso di lasciare questa stanza? Mi stai tenendo prigioniera?
    - Sto dicendo che ho ricevuto l’incarico di proteggerti e che lasciarti andare sulla Terra in questo momento non mi sembra una buona idea.
    Aisha sbatté le mani sulla scrivania e si chinò verso lo Specialista fin quasi a sfiorargli la fronte: - Tu sarai anche il principe di Heraklyon, Sky, ma non dimenticare che io sono la principessa di Andros e la mia autorità vale quanto la tua.
    Il ragazzo la guardò con occhi gelidi: - Ma su Heraklyon la mia parola è legge.
    - Anche di fronte ad un’accusa di sequestro di persona?
    Sky poggiò sul tavolo le carte che aveva in mano e incrociò le braccia.
    - Non capisco veramente perché tu voglia arrivare a questo. Sai che sto solo facendo il mio dovere e che seguo solo gli ordini di Saladin e Griffin. Nessuno ti ha toccato con un dito mentre eri qui, eppure parli di sollevare un’inutile faida tra i nostri regni, proprio in un momento così delicato.
    La ragazza si strinse nelle spalle: - Cosa pensi che dovrei fare, restare con le mani in mano mentre tu giochi a fare il generale e dimenticare che le mie compagne sono là fuori?
    - Credi che io mi diverta invece? Credi che non preferirei seguire i miei comandanti in battaglia? Questa situazione non piace a me più di quanto non piaccia a te ma fa parte del piano che qualcuno ha messo in piedi per proteggere voi ragazze. Ci serve un piano, Aisha, non una serie di tentativi dettati dall’impulso. Anche io una volta ero come te ma ho imparato che non sempre la prima risposta è la migliore: a volte bisogna elaborarla in qualcosa di più ponderato, lasciarla maturare e riprenderla in un secondo momento.
    Lo sguardo di Aisha era rovente: - E cosa ti rende così sicuro che nel frattempo non succederà niente di irreparabile?
    - La fiducia nelle capacità di Saladin e Griffin. La consapevolezza che, dovunque sia Bloom, avrà al suo fianco uno dei miei compagni a spalleggiarla. Un eventuale nostro attacco va valutato molto, molto attentamente.
    La ragazza gettò a terra la povera striscia di stoffa con la quale aveva giocato fino ad un minuto prima: - Non capisco davvero come tu riesca ad essere così flemmatico, Sky. Io non riesco neanche a tener ferme le mani.
    Sul volto del ragazzo apparve un sorriso colmo d’amarezza.
    - Magari da fuori sembra che io sia calmo… ma dentro, credimi, non lo sono affatto.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:50
     
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    - Ok- iniziò Mil - ho un’idea.
    In ginocchio in mezzo alla risacca, gli occhi chiusi e le dita sprofondate nella sabbia, Min sembrava aver chiuso fuori tutto il mondo. A poche spanne dalla superficie del mare fluttuava Mil, steso come su un invisibile materassino gonfiabile, lo sguardo fisso sul volto concentrato della ragazza.
    - Mi farò sacerdote.
    - Ti ascoltavo poco anche prima che iniziassi a dire cretinate, è così che vuoi giocarti le tue carte?
    - Ricordi quella cosa di cui parlavamo quando eravamo piccoli? L’idea di fare qualcosa per impressionare la tua famiglia?
    - Ricordo che era una cosa di cui tu parlavi quando eravamo piccoli- mormorò sommessamente lei senza neanche alzare la testa - C'è stato un periodo che non parlavi d’altro.
    Mil alzò le spalle e si voltò sulla schiena, portando le mani dietro la testa e fissando il cielo che si tingeva lentamente di rosso. Era una serata tranquilla e la loro spiaggia preferita era deserta, eccezion fatta per gli inevitabili uccelli marini che discutevano animatamente sugli scogli.
    All’improvviso qualcosa iniziò ad agitarsi sotto la superficie dell’acqua attorno alla ragazza... e poi la testa di un meraviglioso cavallo bianco emerse dalle onde, seguita dal resto del corpo. L’animale aveva grandi ali simili a quelle dei pesci volanti e una lunga criniera dorata sulla quale i raggi del sole dipingevano riflessi di fiamma.
    Mil si sedette e osservò in silenzio mentre la ragazza accarezzava il muso delicato del cavallo, sorridendo e sussurrando parole che non lui riusciva a sentire. Erano una visione uno accanto all’altro, lei scurissima e lui bianchissimo. Il ragazzo tentò di catturare ogni dettaglio di quell’immagine per custodirla nella sua memoria: non gli succedeva spesso di vederla sorridere.
    Poi Min diede un ultimo buffetto sul muso del cavallo e questi iniziò a galoppare in direzione del tramonto, muovendosi sull’acqua come se fosse un prato fiammeggiante. Mil lo seguì con lo sguardo finché non si sovrappose alla sagoma del sole e a quel punto scomparve.
    - Sei sempre più brava...- mormorò con un mezzo sorriso.
    E per la prima volta da quando aveva iniziato a frequentare Alfea Min si voltò e gli sorrise. In quel momento una fitta colpì il petto del ragazzo, così forte che per un attimo dimenticò di respirare. Cadde nell’acqua con un tonfo, il sedere sul fondo, l’acqua che gli arrivava alla gola e un’espressione inebetita sulla faccia.
    - Per fortuna che dovevi essere il migliore studente di Monteluna degli ultimi cinquant’anni...- sentenziò la ragazza, aiutandolo a rialzarsi. Una volta che furono sulla riva, seduti su uno scoglio ancora tiepido, le loro mani si mossero all’unisono nell’incantesimo del vento caldo e un delizioso vortice avvolse l’uniforme di Mil, asciugandola all’istante.
    - Non siamo male insieme, no…? - mormorò con noncuranza il ragazzo, tastandosi gli orli del vestito.
    - Sarebbe questa la tua idea? Lavorare insieme?
    - Perché no? Io lo so quanto vali. Ho passato gli ultimi cinque anni della mia vita a guardarti mentre ti esercitavi a canalizzare il tuo potere per compiacere Alfea e la tua famiglia. Non credi che sia il momento di spendere le tue energie per qualcosa di meglio?
    La ragazza rimase in silenzio, guardando le ombre che si allungavano sulla spiaggia.
    - E poi, noi due insieme... sono certo che possiamo arrivare dove nessuno è mai riuscito ad arrivare prima. Credimi, c'è solo l’imbarazzo della scelta: posti misteriosi che possono essere raggiunti solo da potenti incantesimi, armi perdute... c'è una lista che gira per la scuola, quelle sono davvero interessanti... e sapevi di una cosa chiamata Guerra delle Ninfe? Non è in nessuno dei nostri libri di storia della magia ma ne ho sentito parlare da alcuni professori.
    Lo sguardo di Min si era fatto inaspettatamente interessato: - Guerra delle ninfe?
    - Non ho capito proprio benissimo cosa sia successo ma i professori che ne parlavano sembravano preoccupati per qualcosa che avrebbe potuto succedere ad una cosa chiamata la Fiamma di Hesperia. Vale come mistero da risolvere, no?
    - La Fiamma di Hesperia...- ripeté la ragazza – Questo nome non mi è nuovo. Probabilmente l’ho sentito ad Alfea. Vuoi che provi a scoprire qualcosa di più?
    Un altro sorriso fiorì sul volto del ragazzo, un misto di stupore e felicità.
    - Stai dicendo che acconsenti a partire per questa avventura con me?
    - Sto dicendo- scandì la ragazza – che cercherò di scoprire qualcosa di più e se si rivelerà una cosa interessante potrei acconsentire a lavorarci con te.
    Il sorriso di Mil si allargò ancora di più: - Oh, cercherò di farmelo bastare...

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:51
     
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    - Min.
    La voce di Mil nella sua testa… si sarebbe mai abituata? Guardò di sottecchi la sua compagna di stanza, ancora concentrata nello studio, e si alzò in piedi.
    - Vado a prendere una boccata d’aria…- mormorò con aria noncurante, uscendo senza aspettare alcuna risposta. I corridoi della scuola erano semi deserti a quell’ora ma c’era sempre il rischio di imbattersi in qualcuno dei guardiani.
    L’aria della sera era appena troppo fresca per i suoi gusti e desiderò di aver preso con sé un maglione. L’esterno della scuola era anche meno affollato e le fu facile scivolare in un angolo deserto del giardino, trasformarsi in una falena e volare via.
    - Min!
    La parte peggiore era non potergli rispondere. Sentiva Mil mormorare nella sua testa senza prestare attenzione, quando contava o quando canticchiava tra sé e sé, e sorrideva in silenzio, durante una lezione o nelle interminabili ore di esercizio che si imponeva ogni giorno. Forse era meglio così, rifletté mentre saliva in volo: Mil parlava già abbastanza per tutti e due.
    L'oscurità donava una sfumatura interessante ai suoi capelli rossi, l’unica cosa visibile di lui contro lo sfondo blu dei tetti di Alfea. Per un attimo fu tentata di atterrargli sulla testa e riprendere lì il suo aspetto umano, poi si trattenne. Una parte di lei le suggeriva costantemente sciocchezze come quella, una parte che Min teneva sempre attentamente a bada.
    - Sono qui…- mormorò, riprendendo le sue fattezze originali di fronte a lui e sedendosi compostamente in ginocchio sul tetto. Anche nell'oscurità poteva percepire il modo in cui gli occhi di Mil brillavano e l’emozione che lo pervadeva.
    - Eccoti.
    Min non si era ancora abituata a quanto profonda era diventata la sua voce e ogni volta le venivano i brividi. Sentiva i suoi occhi verdi di folletto fissarla con intensità e per un attimo fu contenta che fossero al buio o lui avrebbe notato che arrossiva.
    - Non occorreva fare tutta questa scena e incontrarci in piena notte...- mormorò, un po’ seccata. Lui ridacchiò in risposta.
    - Ho trovato una cosa che non ci aspettavamo a proposito di Hesperia e non potevo aspettare! Hai presente la pergamena di cui ti ho parlato, no?
    Senza aspettare la sua risposta Mil mosse rapidamente le dita, disegnando nell’aria la sagoma di una pergamena con un filo d’aura rossa.
    - C’era il disegno di Hesperia, con l’armatura... poi la reliquia, la Fiamma di Zaffiro…
    Mentre parlava il ragazzo aveva disegnato nell’aria entrambe e i suoi disegni, precisi e brillanti nella notte, fluttuarono a mezz’aria tra di loro.
    - …poi la ragazza con la tunica e alcuni paesaggi. Ora, la storia di Hesperia la conosciamo: sacrificò la sua armatura per creare la Fiamma di Zaffiro per imprigionare Taleia. Ho scoperto che uno dei paesaggi che si vedono nella pergamena è Hoggar, il luogo dove le prime fate del ferro forgiarono l’armatura… di conseguenza ho pensato che anche gli altri paesaggi che vi sono ritratti abbiano a che fare con la Fiamma di Zaffiro.
    Min sfiorò distrattamente con l’indice il disegno della reliquia che fiammeggiava nell’aria.
    - È vero, avrebbe senso… sappiamo chi ha disegnato la pergamena?
    Il sorriso di Mil si afflosciò: - No… non me l’hanno lasciata toccare o mi ci sarebbe voluto un attimo per scoprirlo. Però ho pensato che... Min, ma tu hai freddo!
    Prima che lei potesse replicare il ragazzo si portò le dita alla bocca e ci soffiò sopra, generando una cascata di fiori rossi che le volteggiò delicatamente addosso, coprendole le spalle come una mantellina. Ogni fiore generava un piacevolissimo tepore e per un attimo ne fu quasi sopraffatta.
    - Grazie, Mil...- mormorò, incapace, per una volta di trovare una risposta brillante – Insegnano anche questo a Monteluna?
    - No, è una cosa... mi è venuta d’impulso, ecco. Qualche volta mi basta pensare a quello che voglio fare... e i gesti per l’incantesimo mi vengono d’istinto.
    Un silenzio imbarazzante calò su di loro, reso appena più sopportabile dall’oscurità che li nascondeva, poi Mil tossicchiò e proseguì, scarabocchiando nell’aria forme a caso.
    - Ho pensato che con un po’ di ricerche non sará difficile individuare anche gli altri paesaggi ma la scoperta di cui ti parlavo riguarda la ragazza con la tunica e i capelli sciolti. Sembra che su Hoggar ci siano parecchie leggende su di lei e inizio a chiedermi se non venisse proprio da quel pianeta. Il suo nome... aspetta, non me lo ricordo. Merianne, Malana... qualcosa di simile.
    - Meliade...- mormorò sovrappensiero Meanna, accarezzando i contorni della ragazza con i capelli sciolti – si chiama Meliade.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:51
     
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    - Stavi cercando di nasconderti, non è così?
    Taleia piombò nella caverna come un gigantesco turbine di pioggia, sollevando ogni oggetto sul suo cammino e investendo il mago con la sua furia cieca. L’uomo rotolò sul pavimento di pietra e sbatté contro la base di una libreria, rovesciandola completamente a terra. I libri vennero risucchiati nel vortice, inzuppandosi all’istante. Il mago gemette, per il dolore e l’inutile scempio.
    - Credevi che mi sarei dimenticata di te?
    - Se devo dire la verità- rantolò il mago rialzandosi – lo speravo. Stavo molto bene anche senza di te.
    La pioggia si addensò in una sagoma più definita e quella che fino a quel momento era stata solo una voce tornò ad appartenere ad un corpo, seppure fatto d’acqua.
    - Non mentire, stolto... sono anni che non stai molto bene.
    Una smorfia di fastidio gli comparve sul volto.
    - E’ passato tanto tempo, Taleia, credi che quella storia mi faccia ancora male?
    Mentre parlava le sue mani iniziarono a tracciare movimenti sinuosi nell’aria umida, forme sempre più grandi che si materializzavano lentamente nell’aria in tracce di aura rossa.
    - Lo vedremo...- ghignò la sua avversaria. L’aura rossa del mago aveva preso la forma di un grosso leone la cui prima mossa fu di balzare verso la ninfa.
    Il corpo d’acqua di Taleia, tuttavia, fu più veloce e lo schivò facilmente. Una frusta si srotolò dalle sue mani e schioccò, riempiendo la caverna con il suo suono assordante e minacciando il leone del mago.
    - Non ho mai capito come potessi pensare di avere la meglio su di me usando il potere del fuoco!- rise Taleia in modo colloquiale, facendo schioccare di nuovo la frusta. Il leone ruggì e il mago fece un complicato gesto con le dita di entrambe le mani, scatenando un vortice di fuoco attorno alla donna.
    - Così – mormorò semplicemente, mentre la temperatura attorno a loro si alzava al punto da far prendere fuoco a parecchi dei libri caduti a terra. Mentre l’uomo sembrava non risentire affatto del calore la sagoma della ninfa iniziò ad emettere vapore e assottigliarsi. Taleia gridò di rabbia e tentò invano di colpire il mago, la frusta che si faceva sempre più trasparente.
    - E pensare che ho aspettato per anni di rivederti- sibilò, la voce piena di malizia – Non riuscivo proprio a dimenticare lo sguardo ferito che avevi quel giorno...
    Il mago schivava la frusta muovendosi con gesti misurati e composti, gli occhi gelidi fissi sul volto acqueo di lei. Senza che Taleia se ne fosse accorta il leone di fiamme aveva iniziato a muoversi verso l’entrata della caverna.
    - Ti aspetti ancora di poter usare quel dolore contro di me?- rise il mago – Hai idea delle cose che ho fatto da allora? I posti che ho visto, le persone che ho incontrato... è come se fossero passati mille anni. Non sono nemmeno la stessa persona.
    - Naturalmente... -mormorò la donna, abbassando la mano che reggeva la frusta. Ormai la sua era solo una vaga sagoma sullo sfondo delle fiamme – Come ho potuto pensare di avere la meglio su di te? Anche allora, se non ti avessi spezzato il cuore prima, non sarei mai stata in grado di batterti.
    La reazione del mago fu così istintiva che il leone si mosse senza bisogno di alcun gesto da parte sua: con un balzo in avanti azzannò la donna alla nuca, circondandone completamente il collo con le sue fauci fiammeggianti.
    - Sei stata tu...?
    L’uomo era scattato in avanti, il volto dall’espressione incredula a pochi centimetri da quello della ninfa, che si stava vaporizzando inesorabilmente.
    - Certo... - rantolò la donna - in quale altro modo avrei potuto fermarvi, altrimenti? Pensavo sapessi che...
    I lineamenti del suo volto si deformarono e presero colore: i suoi capelli si arricciarono e si scurirono assieme alla pelle, mentre gli occhi restarono limpidi come acqua.
    - Io ti ho sempre amato...
    I due erano così vicini che il movimento di Taleia verso l’uomo fu impercettibile: le loro labbra si incontrarono e in quell’istante il leone di fiamma si dissolse. Libera dalla sua morsa la donna sollevò le mani a circondare il volto dell’uomo e l’acqua di cui era fatta iniziò a scivolare nella sua bocca.
    - Ora sei mio...

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:52
     
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    All’improvviso una nuvola di fumo nero si sprigionò all’interno dello studio di Sky e la preside Griffin fece la sua comparsa. L’espressione sul suo volto era più cupa del solito e, per quanto indefinibile fosse ancora la sua età, era chiaro che gli eventi l’avevano pesantemente provata.
    - Dovete venire con me - mormorò, senza lasciar loro il tempo di rispondere. Il fumo nero si espanse per circondarli e d’un tratto non erano più nella stessa stanza. Aisha si mosse verso di lei e aprì la bocca per dirle qualcosa ma la mano della strega si mosse rapidissima a coprirle le labbra.
    - Dovete restare in assoluto silenzio, tutti e due, o non sarò in grado di proteggervi. Restate dove siete, tornerò in un attimo.
    I due rimasero soli a guardarsi intorno. Il luogo dove si trovavano era scarsamente illuminato, al punto che gli unici elementi che emergevano dalla penombra erano delle colonne di freddo marmo bianco che proseguivano nell'oscurità. Anche la temperatura era piuttosto bassa: Aisha si aspettò quasi di veder comparire il suo stesso fiato in una nuvoletta bianca.
    Il fumo nero di Griffin ricomparve e questa volta assieme a lei c’erano Musa e Brandon. La fata della musica si gettò con gli occhi lucidi tra le braccia di Aisha, senza emettere alcun suono. Lo sguardo che passò tra Sky e Brandon non aveva bisogno di parole.
    - Ricordate, non dovete parlare per nessun motivo!- li ammonì la preside un attimo prima di sparire. Musa si strinse di più al corpo dell’amica: non si aspettava che un suo abbraccio potesse essere un conforto così grande.
    Nel frattempo gli occhi delle ragazze si erano abituati a quella penombra e il resto della sala iniziava a farsi più definito. C’erano delle alte finestre, oltre le quali si intravedeva il cielo stellato, e due bassi mobili in fondo alla stanza.
    Quando Griffin fu di ritorno portava con sé Stella e Timmy. Gli occhi della fata del sole si riempirono di lacrime appena vide Brandon: le sue braccia si tesero verso di lui quasi stesse pregando e i passi che mosse nella sua direzione erano lenti e colmi d’emozione. Lo Specialista la chiuse in un abbraccio delicato appena l’ebbe tra le braccia, posando il mento sui suoi capelli biondi e chiudendo per un attimo gli occhi.
    Timmy, invece, aveva preso a guardarsi intorno da subito, tastando le colonne e scrutando il cielo oltre le finestre. Stava per avvicinarsi al lato opposto della stanza quando una nuova nuvola di fumo nero si sprigionò facendo comparire Helia e Tecna. La ragazza aveva uno sguardo strano, sul viso, come distaccato, e quando Timmy si mosse per prenderle la mano voltò la testa dall’altra parte. Lo Specialista stava per ritrarsi ma inaspettatamente sentì la mano della ragazza stringere la sua.
    Altre due sagome erano comparse nella penombra: si trattava di Flora e Nex. Il Paladino si avvicinò ad Aisha, la quale stringeva ancora Musa tra le braccia, e fu accolto da un mezzo sorriso e un cenno del capo.
    Quando Flora alzò il viso verso Helia lo sguardo nei suoi occhi gli spezzò il cuore. Il ragazzo le prese delicatamente il volto tra le mani e l’attirò a sé, posandole un bacio sulla fronte. Un sospiro quasi impercettibile sfuggì dalle labbra della ragazza mentre stringeva a sé l’amato, finalmente al sicuro.
    E finalmente Griffin tornò per la sesta volta, portando con sé Bloom. La fata aveva le mani premute sulla bocca e singhiozzava visibilmente, l’esile petto scosso da un pianto violento. Sky le fu accanto in un attimo e la sollevò letteralmente tra le braccia, stringendola a sé come se non volesse mai più separarsene.
    - Ascoltatemi bene: sono riuscita a portarvi qui solo in virtù di un incantesimo che vi rende irreperibili finché non produrrete alcun suono. È molto importante che nessuno di voi parli, almeno finché non avrò trovato un altro modo per tenervi al sicuro.
    La voce di Griffin, in tutto quel silenzio, sembrava ancora più dura. La donna indossava un vestito completamente nero che, unito alla penombra nella quale si trovavano, dava l’impressione un po’ inquietante che la testa stesse galleggiando nel nulla.
    - Nonostante il pericolo che stiamo tutti correndo io… ho pensato che fosse giusto portarvi qui. Sarà dura ma so che potete farcela. È molto importante, per voi e… per loro.
    Nel parlare la preside si era voltata verso il fondo della sala, dove l’ombra era più fitta. Ad un gesto del suo braccio una miriade di minuscole candele si accese, ognuna infilata in una piccola nicchia nella parete.
    In un solo movimento le fate si coprirono la bocca con le mani per trattenere un gemito: quelle che avevano scambiato per bassi mobili erano in realtà le bare di Faragonda e Griselda.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:54
     
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    - Sai una cosa? Ho come l’impressione che Hesperia sia ancora qui.
    Guidati solo dalla luce di un globo magico, i due stavano tastando la grotta di Roccaluce palmo a palmo, in cerca delle strane iscrizioni che comparivano nell’illustrazione sulla pergamena.
    - Se così fosse potrebbe anche venire a darci una mano...
    Un incantesimo di Mil teneva i loro piedi all’asciutto ma l’aria della grotta era umida, i capelli scuri della ragazza non si stavano comportando affatto bene e lei non aveva nessuna intenzione di chiedere al ragazzo un incantesimo anche per quelli. Mil ridacchiò poi proseguì.
    - No, davvero... è come se questa grotta fosse piena di mormorii, di echi... c'è una presenza, una presenza colma di emozione. Davvero non senti niente?
    - Non so se l’hai notato, negli anni...- rispose distrattamente la ragazza -...ma non è che l’empatia sia proprio il mio forte. Probabilmente ha a che fare con il fatto che ho sempre dovuto, sai, nascondere il mio vero io a tutti gli altri.
    - Oh, ma devi sentirla!- esclamò il ragazzo, prendendole la mano e poggiandola sotto la sua contro la roccia della parete – Ascolta...
    Min arrossì per la vicinanza con il ragazzo e chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. Non si trattava davvero di un suono, era più come una macchia blu che fluttuava nell’immagine residua della grotta che le era rimasta dietro le palpebre. Una macchia blu che diventava sempre più definita...
    - Mil- sussurrò con un fil di voce -avevi ragione... ho paura che Hesperia sia ancora qui.
    Non era solo la sua presenza... ora anche Min la sentiva: Hesperia mormorava qualcosa, qualcosa che alle sue orecchie suonava come un richiamo.
    - Senti di cosa sto parlando? È come se le avessero strappato via qualcosa... come se chiamasse incessantemente qualcuno.
    E Min sentiva quel richiamo... lo sentiva come Hesperia stesse chiamando proprio lei. All’improvviso la grotta si era fatta calda e lei si sentiva... leggera... felice...
    - Min!
    La voce di Mil la strappò a quelle sensazioni e la ragazza aprì gli occhi di scatto: la parete di fronte a loro si era coperta all’improvviso di quei segni che avevano tanto cercato. La sagoma blu di Hesperia era sparita e con essa il suo richiamo e la felicità che Min aveva sentito. Per un attimo una parte di lei li rimpianse.
    - Ce l’abbiamo fatta!- esclamò il ragazzo, correndo a schiacciare il naso contro le iscrizioni sulla roccia. Senza Mil accanto la sensazione di abbandono che Min sentiva era ancora più forte e la ragazza desiderò che tornasse ad abbracciarla.
    “Ecco un altro pensiero stupido” pensò, avvicinandosi alla parete per esaminare a sua volta quelle iscrizioni. Nessuno dei segni che le componevano somigliava a qualcosa che aveva studiato ad Alfea in quegli anni.

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    - Riesci a decifrarle, Mil?
    - Non esattamente, anche se distinguo un paio di lingue che potrebbero essere derivate da questa scrittura. Basandomi su quelle potrei provare a decifrarla e potrebbero volerci mesi... oppure potrei provare a sentirla e vedere cosa succede!
    La voce del mago aveva assunto una sfumatura di orgoglio che per un attimo Min pensò di non incoraggiare poi la curiosità ebbe il sopravvento e la ragazza cedette.
    - Oh- iniziò in tono esageratamente meravigliato – sei veramente in grado di sentire la parola scritta?!
    Il ragazzo si voltò verso di lei con un’espressione talmente intensa sul viso che per un attimo Min desiderò di sparire. Stava quasi per fargli le sue scuse quando un sorrisetto prese ad allargarsi sulla faccia di Mil, qualcosa di goffo e imbarazzato e adorabile.
    - Non mi aiuti così, sai…
    Min tossicchiò, coprendosi platealmente le labbra con il dorso della mano.
    - Mostrami- disse semplicemente e lui annuì.
    Mil appoggiò con delicatezza le mani sulla pietra e da esse iniziò ad emanare un bagliore rosso che si propagava come un sinuoso incendio su ognuno di quei caratteri misteriosi, fino a raggiungerli tutti.
    - Tradurre i sentimenti di qualcun altro in parole è più difficile di quanto mi aspettassi- mormorò il ragazzo a occhi chiusi – ci sono delle sfumature molto difficili da cogliere. C'è amore... potrei quasi dire che è l’emozione predominante ma poi c'è... dell’urgenza, e tanta fierezza... Potrebbe averla scritta un soldato, qualcuno abituato a combattere. Ma era per una persona che amava e alla quale voleva far arrivare questo messaggio.
    - Come... una lettera d’amore?
    - Sì, ma... non è solo questo. Pensavo fossero indicazioni per trovare qualcosa ma sono incomprensibili, parlano di un sole nella grotta... “ascolta il richiamo nel sole”.
    Il ragazzo si era staccato dalla parete e tutte le scritte avevano smesso di brillare.
    - Forse sta parlando di un momento in cui i raggi del sole entrano nella caverna?- Mil aveva preso a guardarsi intorno incuriosito, fissando a turno il soffitto e il pavimento – è l’unica cosa a cui riesco a pensare ma mi chiedo come possa il sole entrare nella grotta se siamo sotto al lago...
    - Ascolta il richiamo nel sole...- mormorò a mezza voce Min. Il richiamo era... – Aspetta, Mil!
    Gli porse la sua mano sinistra: - Prova a rifare quella cosa che hai fatto prima, con la mia mano e la parete.
    Il ragazzo le ubbidì e in un attimo la grotta si riempì di calore.
    - Non lo senti?- mormorò la ragazza ad occhi chiusi, sorridendo. La sagoma blu aveva preso la forma di una ragazza altissima, castana e fasciata da un’armatura luminosa, che le si era avvicinata con un’espressione molto severa sul volto. Min stava quasi per aprire bocca e scusarsi ma poi Hesperia le aveva sorriso, con un volto così tenero da lasciarla senza parole, e le aveva porto qualcosa.
    - Min! Di cosa stai parlando, io non sento nulla!
    Ancora una volta la voce del ragazzo l’aveva strappata a quel calore ma questa volta nell’aprire gli occhi si sentì tutta trionfante. Il ragazzo la stava guardando da una distanza che in un altro momento l’avrebbe fatta arrossire, con occhi colmi di preoccupazione.
    - Mil. Hai presente quando parlavi delle istruzioni per trovare qualcosa?
    La ragazza sollevò con attenzione la mano destra tra lei e la parete: le sue dita stringevano l’elsa di una spada.
    - Credo che l’abbiamo trovato.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:56
     
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    Per un lunghissimo istante nessuna di loro si mosse.
    Tecna fu la prima a lasciare la mano di Timmy e avvicinarsi alle due bare. Il silenzio era così assordante che i suoi passi riecheggiavano come una campana a morto.
    Immobili come le statue che erano state pochi giorni prima, Faragonda e Griselda giacevano in due alti feretri, identici e di legno chiaro interamente coperto di intarsi. Tecna vi fece scorrere sopra le dita con un brivido: i decori rappresentavano le loro imprese nella Compagnia della Luce e terminavano attorno alla testa con la sagoma scolpita di Alfea.
    La morte aveva dipinto sul loro volto due espressioni molto diverse: il viso di Faragonda, di solito accogliente e radioso, era velato di una serietà che le ragazze non erano abituate a vedere. Griselda, al contrario, aveva sulle labbra l’accenno di un sorriso che le dava un aspetto inaspettatamente sereno ed era senza occhiali. La sua divisa color petrolio era stata sostituita da un vestito che la faceva sembrare molto più giovane, color verde acqua decorato con una cascata di ricami argentati che richiamavano l’armatura che le Winx le avevano visto addosso pochi giorni prima. Faragonda indossava lo stesso abito ma in un tenue color pervinca, ornato da volute di ricami bianchissimi e tempestati di perle.
    Una alla volta anche le altre si erano avvicinate insieme ai loro Specialisti, formando come una specie di cerchio. Il dolore era un’ombra tangibile sui loro volti, dalle lacrime che Stella non riusciva a fermare ai singhiozzi che Bloom soffocava mordendosi la manica della maglia. Gli occhi di Aisha erano senza espressione mentre stringeva ancora a sé Musa, la quale non aveva più lacrime. Il volto di Flora era ancora seppellito sul petto di Helia e Tecna guardava incredula le due donne che le giacevano innanzi, come se non lo reputasse possibile. Griffin si era spostata silenziosamente alla testa delle bare, posando una mano su entrambe.
    - Un profondo incantesimo le legava- mormorò, spezzando quel silenzio ormai insostenibile – e la mia unica consolazione è che se ne andranno insieme, legate nella morte come lo erano in vita. Avete mai sentito parlare del Voto di Custodia?
    Nessuno tra di loro sembrò riconoscere quel nome: fate e Specialisti scossero la testa in silenzio.
    - Si tratta di un incantesimo molto potente che lega un individuo ad un altro la cui esistenza è molto più importante della propria. Non tutti sapevano che Griselda, oltre ad essere insegnante di autodifesa e assistente di Faragonda ne era anche la guardia del corpo. Quello a cui avete assistito qualche giorno fa era il sacrificio supremo di coloro che fanno Voto di Custodia: Griselda ha potuto sfruttare un potere più grande del suo per bloccare Taleia e salvare la vita di Faragonda, pur sapendo che in questo modo avrebbe perso la propria.
    Le Winx chinarono la testa a quelle parole terribili. Griselda era sempre stata, nelle loro vite, una spina nel fianco, la voce pedante di Alfea che le ammoniva e puniva. Ne avevano ammirato il coraggio quel giorno nell’ufficio di Faragonda ma… chi si aspettava che il suo fosse un sacrificio così deliberato? Non c’era bisogno di parole: tutte loro sentivano addosso la stessa colpa e lo stesso dolore, la vergogna di non essere riuscite a usare l’Hesperix per battere Taleia e la frustrazione di quella situazione nella quale non potevano fare niente.
    - Purtroppo la pazzia di Taleia è andata perfino oltre il suo tentativo di possedere il corpo e i poteri di Faragonda… sfociando nella tragedia che ben conosciamo. Vi ho portate qui perché deste loro l’ultimo saluto ma anche perché ci sono delle cose che Faragonda avrebbe certamente voluto dirvi. Prendetevi tutto il tempo necessario, poi... parleremo.
    Pronunciate quelle parole la strega si avvicinò lentamente alle finestre e là rimase, fissando un punto in lontananza con un’aria così nostalgica che nessuna di loro ebbe il coraggio di seguirla.

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:56
     
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    Di fronte al corpo immobile di Faragonda Flora non poté fare a meno di pensare alla prova di Hesperia e alle parole che Faragonda le aveva rivolto in essa. Era difficile pensare che non fossero reali, eppure... eppure le reazioni che avevano scatenato erano reali. Hesperia aveva detto che c’era del coraggio in lei, lo stesso coraggio che le aveva permesso di conquistare l’Hesperix, e Faragonda sembrava essere dello stesso avviso, almeno in quell’illusione. Non avrebbe mai saputo se lo era davvero.

    Tecna non sentiva niente.
    Guardava le bare che si trovava davanti, percepiva l’eco del dolore delle sue compagne e sapeva che avrebbe dovuto farne parte, sentiva la mano di Timmy stringerla con delicatezza… eppure non sentiva niente, solo una voce che mormorava incessantemente “questo non ha alcun senso”.
    Non ne aveva. Faragonda era la donna che l’aveva guidata ad Alfea, che le aveva dato accesso ad un mare infinito di sapere, che sapeva sempre dire la cosa giusta. Non poteva essere morta.

    La sua manica era ormai inzuppata di lacrime. Nel tentativo di reprimere i singhiozzi il suo intero corpo aveva iniziato a tremare. Non era possibile, c’era sempre un incantesimo che si poteva usare, un’ultima risorsa, un colpo di scena. La Fiamma del Drago non poteva salvarla? Bloom avrebbe volentieri urlato il nome di uno qualunque dei suoi attacchi se la cosa non avesse messo in pericolo tutte le sue amiche e gli Specialisti. Era sicura che la sua magia sarebbe bastata, perché Griffin le aveva imposto quel silenzio?

    Era come veder morire di nuovo sua madre.
    Vedere le bare e i loro corpi… era tornata di nuovo piccola, in mezzo a troppi adulti che non conosceva, in cerca dell’unica cosa che avrebbe potuto farla star meglio: l’abbraccio di sua madre. Era così grata ad Aisha per aver continuato a stringerla tra le sue braccia… l’impulso di sussurrarle un timido grazie alle orecchie era così forte che aveva quasi ceduto.
    Come aveva osato Taleia far loro questo?

    L’abbraccio di Brandon era saldo attorno a lei, l’unica cosa che le impediva di non scoppiare a piangere. Anche così una serie infinita di lacrime le era stillata dagli occhi e non accennava a fermarsi. Quelle donne erano state la sua casa per così a lungo che in quel momento Stella sentiva il suo passato sbriciolarsi dietro di lei. Alfea cessava di esistere e una parte di lei se ne andava con loro. Se Stella era mai stata una bambina ora cessava di esserlo. L’immagine di Hesperia le salì alla mente, con la sua determinazione e il suo orgoglio. Forse era così che sarebbe dovuta essere.

    Gli occhi di Aisha erano puntati sulle bare ma non le vedevano.
    Fino all’ultimo aveva covato la segreta speranza di poterle salvare, di trovare il modo, di usare quel nuovo potere che non era stato abbastanza contro Taleia ma che forse… Invano. Tutte le speranze si erano infrante nella luce delle candele accese da Griffin. Anche l’abbraccio in cui stringeva Musa aveva finito per essere più un tentativo di restare ancorata alla realtà che un vero modo per confortare l’amica. E adesso? E adesso?

    Tecna si sciolse dolcemente dalla presa di Timmy e alzò lo sguardo verso Helia. Non ci fu bisogno di parole: lo Specialista alzò una mano alla guancia di Flora e la fece voltare delicatamente verso l’amica. Flora si sciolse dal suo abbraccio e annuì con aria seria, avvicinandosi a Tecna. Le due raggiunsero Musa e Aisha e posarono una mano sulla spalla di entrambe per confortarle. In quel silenzio così denso averle vicino sprigionava un calore inaspettato e le ragazze finirono per prendersi per mano quasi senza accorgersene. Si voltarono quindi insieme verso Stella, la quale inaspettatamente si era già mossa verso Bloom. Con dita gentili la fata del sole scostò i capelli dal volto bagnato di lacrime dell’amica e le sorrise debolmente, prendendola per mano. Finalmente anche Bloom si staccò dall’abbraccio di Sky e raggiunse il cerchio delle altre, lasciandosi prendere per mano da Flora.

    Nel momento in cui Stella chiuse il cerchio prendendo per mano Tecna fu come se il resto del mondo avesse smesso di esistere: c’erano solo loro, inaspettatamente collegate, finalmente insieme per la prima volta dopo quella tragedia.
    “Non riesco ancora a crederci.”
    Una volta che una di loro ebbe formulato quel pensiero esso rimbalzò all’interno del cerchio, trovando echi in ognuna delle loro menti.
    “Non sarebbe dovuto succedere...”
    Quel pensiero velato di tristezza rabbuiò all’unisono i loro volti, perfino quello di Tecna.
    “E adesso?”
    L’interrogativo si propagò tra di loro come un cerchio d’acqua ma l’espressione determinata di Stella lo fermò: “Adesso ascoltiamo le parole di Griffin e poi...”
    “...poi andremo in cerca di Taleia.”

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:57
     
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    Quando le ragazze si avvicinarono alla preside Griffin questa stava ancora guardando fuori dalla finestra, al punto che le ci volle un attimo per vederle. Si tenevano ancora per mano, in un semicerchio determinato e silenzioso che la donna, pur avendo notato, sembrava rifiutarsi di guardare.
    - Come temevo...- mormorò senza voltarsi – L’ospite che avrebbe dovuto essere qui questa sera non è mai arrivato. Sarebbe stata un’ottima occasione per presentarvi un vecchio amico di Faragonda... ma inizio a temere che la sua assenza non sia casuale.
    Il sospiro con cui si voltò verso di loro sembrò svuotarla di ogni energia e gli occhi con cui le guardò una alla volta erano stanchi e vuoti.
    - Taleia vi ha maledette.
    Un brivido corse lungo le loro schiene.
    - Mi basta guardarvi per capirlo e probabilmente avete percepito anche voi che c'è qualcosa che non va: i vostri poteri non funzionano, le vostre reazioni sono distorte, i vostri sentimenti... non siete più in voi.
    Le ragazze si ritrovarono ad annuire mentre la consapevolezza si faceva strada in loro.
    - Il suo maleficio è molto semplice e si limita ad amplificare quelli che sono i vostri peggiori difetti... ma ha un effetto devastante e non si può contrastare con la magia. L’unico modo di sconfiggerlo è un’analisi consapevole di sé stessi... e l’ammissione del proprio difetto peggiore. Solo riconoscendo ad alta voce il proprio limite è possibile annullarlo.
    Un silenzioso sgomento le percorse. Ammettere il proprio difetto ad alta voce? Non sembrava una cosa facile da fare nemmeno in circostanze normali, figuriamoci sotto l’effetto di un maleficio.
    - È un bene che non possiate parlare: riflettete attentamente su quello che vi sta succedendo perché avrete solo una possibilità o il maleficio vi rimarrà addosso per sempre. E ora...
    Si interruppe, sospirando di nuovo.
    - Non so cosa dire. Non so cosa succederà adesso: posso solo immaginare come sia per voi ma io conoscevo Faragonda da sempre... e non riesco nemmeno a ricordare una vita di cui lei non faceva parte. È tremendo. Impensabile. E tuttavia so che c’erano delle cose che lei avrebbe voluto dirvi. Chiudete gli occhi.
    Le sue parole le avevano spaventate ancor di più ma nonostante la paura le ubbidirono.
    - Mie care Winx...
    Non c’erano più lacrime in loro da versare ma i loro cuori piansero ugualmente: la voce che sentivano era proprio quella della loro amata preside.
    - Vi conosco abbastanza bene da sapere di che sentimenti siete preda in questo momento. Fermatevi e respirate: non avete colpa di ciò che è successo più di quanto non ne abbia io. L’universo è fatto in modo da mandarvi contro sfide sempre più difficili... e io stavolta ho perso la mia. Succede a tutti e succederà anche a voi ma vi ho visto fare cose incredibili in questi anni e so che avete il potenziale per farcela non solo contro questa ma contro altre cento sfide.
    Solo una manciata di minuti prima quelle parole le avrebbero probabilmente annientate ma in quel momento, forti del loro legame e determinate ad affrontare Taleia, ne furono come riscaldate.
    - I veri vincitori, care ragazze, non sono coloro che non vengono mai battuti ma coloro che non si arrendono mai...
    Fu come tornare indietro a quando erano piccole: potevano quasi sentire l’odore del suo ufficio e rivivere lo sgomento e l’apprensione con le quali vi entrarono. Sorrisero loro malgrado, ad occhi chiusi.
    - Siete delle ragazze speciali e sono felice di avervi avute come allieve.
    E poi il silenzio si portò via anche quelle ultime, dolci parole. Le ragazze riaprirono gli occhi una ad una per ritrovarsi davanti il volto stanco di Griffin.
    - Ho aspettato l’ospite di Faragonda a sufficienza, ora è tempo di andare.
    Senza dar loro tempo di reagire si alzò in piedi e batté le mani, sprigionando la solita nuvola di fumo nero. Le ragazze aspettarono invano che si dissolvesse: ogni cosa attorno a loro si perse in quell’oscurità, lasciando visibili solo loro, Griffin e gli Specialisti.
    - In questo luogo è più difficile che veniate scoperte. Non so cosa abbiate intenzione di fare ma finché vi porterete addosso il maleficio di Taleia sarete vulnerabili e c’è un limite alla protezione che posso offrirvi. Qui se lo desiderate potete parlare ma scegliete attentamente le vostre parole: ricordate che avete solo una possibilità. Le parole hanno il loro potere… pensate bene a quali volete usare.
    Gli sguardi delle fate si incrociarono. Sarebbero riuscite a spezzare quel maleficio?

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    Edited by i k u - 13/2/2023, 13:57
     
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